Caltanissettese di nascita. Figlio di patriota, attore teatrale, pioniere dello star system del cinema muto.
La Sicilia del primo Ottocento si rivela dimora fondamentale per molte compagnie melodrammatiche. Vivace in quegli anni l’attività dei teatri presenti nelle grandi città come nei piccoli centri. Molte le famiglie d’arte che animano le suggestioni, la cultura, il dibattito politico del tempo anche nei paesini più remoti dell’Isola.
Su carrozze ricolme di costumi, parrucche e altro materiale di scena scorreva la vita di intere famiglie di attori, attraversando i vari versanti siciliani. Alcuni capi di queste variegate comitive sono dotati di una discreta cultura, apparendo come grandi personalità erudite e, in certi contesti, animati da un sorprendente ardore ideale e politico.
Molti i casi di impresari-attori che vengono dal “Continente” per allestire spettacoli di natura storica. Molti celebrano l’epopea dell’antica Roma o le glorie romantiche della Chanson de geste, esaltando – a volte distorcendo la trama originale – il nascente sentimento nazionale.
Tra questi Luigi Garzes, venuto in Sicilia per motivi politici e artistici. Luigi partecipa con passione alle vicende risorgimentali, prendendo parte attiva ai moti siciliani del 1848. Svolge la sua attività teatrale nel territorio della allora Valle di Caltanissetta. E’ con Garibaldi nel maggio del 1860 durante la conquista della Sicilia. Si trova nel capoluogo nisseno durante l’ingresso in città della colonna garibaldina, formata dalla legione ungherese, comandata dal colonello Eber.
A Caltanissetta nasce uno dei suoi figli, Arturo, che lo seguirà nella sua arte, creando successivamente una propria compagnia e scoprendo fra i primi il potere del cinema, divenendone pioniere e protagonista.
Arturo Garzes viene alla luce a Caltanissetta nella particolare data del 29 febbraio 1856. La madre è Giuseppina Almirante figlia di Pasquale Almirante detto “il monsignore” per le sue origini aristocratiche, essendo figlio del duca di Celsa Piccola. Innamoratosi di Elisabetta Quintavalle, un’attrice girovaga, lascia la solidità paterna, diventando lui stesso capocomico. Nelle vene di Arturo Garzes non può quindi scorrere che, in uno con la nota nobiliare, il sangue dell’arte, del teatro prima e del cinematografo appresso.
Alla Sicilia rimarrà sempre legatissimo e la sua popolarità sarà particolarmente viva nell’area centrale dell’Isola e nelle province meridionali.
Arturo mostra una spiccata personalità. E’ individualista, accentratore, dinamico. La sua tecnica recitativa è considerata particolarmente corretta. E’ legato al fratello Francesco, all’epoca anch’egli di origine nissena, essendo venuto al mondo una notte dopo una rappresentazione teatrale a Troina, all’epoca parte del comprensorio di Caltanissetta. Figli e fratelli d’arte, saranno personaggi famosi nella storia del teatro non solo siciliano.
L’apprendistato artistico dei due fratelli è legato alla pratica della recitazione nei teatri isolani. Arturo si mostra dotato di un forte talento recitativo ma soprattutto di una straordinaria intraprendenza. Entra giovanissimo nella compagnia teatrale paterna. Ne farà parte fino al 1878. Contemporaneamente è coinvolto in diversi progetti artistici paralleli. E’ particolarmente interessato alle novità, nei testi e nelle metodologie di rappresentazione. Ha voglia di nuovo, di fare, di distinguersi dagli altri artisti. Fonda una propria compagnia. Riscuote successo.
Nel 1882 Arturo comincia a sentirsi ristretto all’interno dei confini dell’Isola. La sua è una visione “altra”, diversa, più ampia. Immagina e vuole il suo orizzonte “altrove”. Nel 1882 Arturo Garzes viene scritturato dalla Compagnia Ciotti-Aliprandi-Fagiuoli, una delle più rinomate al tempo.
Luigi Aliprandi proviene dalla Compagnia della divina Eleonora Duse. Il suo è un teatro di alto profilo. I suoi sono attori che devono avere capacità e talento. Arturo si mostra all’altezza. Recita al Valle di Roma dove la Compagnia si vedrà omaggiata da “un applauso continuato”. L’anno dopo sarà a Milano.
Arturo non vuole fermarsi, vuole andare avanti nei ruoli e nella sua esperienza artistica. Vuole sempre più allargare i propri confini. Entra in un’altra compagnia celebre, quella di Ciotti-Serafini. Nel 1884 fa coppia con Adelaide Tessero, regina del Teatro Re di Milano, uno dei palcoscenici più snob di quegli anni, in quel momento più in auge della Scala. Garzes e la Tessero godranno di un biennio di grandi successi nei migliori teatri italiani.
Ad Arturo non basta. Nel 1886 entra a far parte della Compagnia di Giuseppe Palamidessi ma il calendario dalla stessa proposto vira alla commedia buffa. Non fa più per lui. Cambia registro ed entra a far parte, come “primo attore giovane” della Compagnia Borrelli-Brignone. Anche questa non lo soddisfa. Il pubblico in quel momento mostra preferire commedie leggere, divertenti, spensierate.
Nel 1888 decide di riunire la Compagnia del padre Luigi, assumendo il ruolo di “attore brillante”. I successi non mancano. La stagione appresso è con la Diligenti. Arturo vuole crescere non solo nell’arte ma anche nella impresa teatrale. Nel 1892 è nella Compagnia Pasta-Reinach. Vi rimane fino al 1897, quando decide di fare il grande salto e formare una propria Compagnia teatrale con Luigi Ruspantini e Irma Gramatica, quest’ultima proveniente da grandi successi in Argentina.
Non mancano i trionfi teatrali ma Arturo è un animo smanioso, quasi irrequieto. E’ tra i primi ad accorgersi della nuova arte: il cinematografo. A Parigi, il 19 marzo del 1895 presso i locali della Société d’encouragement pour l’industrie, i fratelli Lumiere danno la prima proiezione pubblica.
A Torino il Cinématographe Lumière il 7 novembre 1896 organizza una serata cinematografica in una sala appositamente attrezzata dell’ex Ospizio di Carità in via Po 33, alla presenza di un pubblico scelto, fra cui il sindaco di Torino. Vi assiste anche Arturo Garzes che rimane affascinato dalla nuova arte. La proiezione si rivela di grande successo culturale e soprattutto mondano. Torino appare come il luogo deputato allo sfruttamento commerciale del cinema. In città si iniziano ad organizzare una serie continua di proiezioni cinematografiche.
Il manifesto che le annuncia è accattivante. In alto, in bella mostra, una grande immagine della sala addobbata, con il palcoscenico, lo schermo illuminato e un folto gruppo di spettatori, ai fianchi le scritte «Cinematografo Lumière» e «Fotografia Animata», ai lati le foto degli attori e i lori nomi dati in risalto.
Garzes intuisce il grande potere che il cinema può esercitare. Decide quindi di trasferirsi nel capoluogo piemontese, ora capitale del nascente cinema italiano. Pur non lasciando il teatro, è tra i primi attori a contratto dapprima con la Itala Film e poi con la Savoia Film. Con quest’ultima nel film “Il mistero di Jack Hilton” interpreta il ruolo del Marchese Von Hilton, zio di Jack. Il film rimarrà celebre per il grave incidente occorso alla protagonista femminile della pellicola. Durante la lavorazione la casa di produzione Savoia si avvalse degli animali della troupe Nouma Hawa. Nel corso di una scena, con la presenza di Arturo Garzes, un leopardo aggredì l’attrice Adriana Costamagna, sfigurandole orribilmente il volto. Il tragico evento costrinse l’attrice a lunghe e vane cure, con dolorosi interventi chirurgici per ricostruire i tratti del suo volto. La vicenda ebbe grande eco mediatica in Italia e all’estero.
Garzes sarà interprete di numerose altre pellicole diventando un antesignano dello star system, pur non lasciando il teatro, tant’è che nel 1912 farà ancora parte della compagnia di Gero Zambuto. Muore a Torino tre anni dopo. E’ il 30 aprile del 1915.



