Personaggi della nostra Storia: Mauro Tumminelli

Calogero Ariosto
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Cogliendo l’opportunità offertaci di avere una presenza sul IlCaffèQuotidiano.online, intraprendiamo un breve viaggio su alcuni personaggi illustri della Caltanissetta che fu.

Preliminarmente ci preme una considerazione di ordine generale sulla cosiddetta “nissenità”, tarlo dolente della comunità caltanissettese, che non riteniamo però sia un tormento esclusivamente locale.

Prendendo a prestito i lemmi di Gesualdo Bufalino, la Sicilia è una isola “continente”. Le Sicilie, nella realtà, sono tante. “Vi è la Sicilia babba, fino a sembrare stupida; una Sicilia sperta, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica, una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale”.

In apparenza la civitas nissena parrebbe appartenere alla “Sicilia pigra”. Noi riteniamo invece che in alcuni strati della società nissena convivano anche la furbizia, la frode, l’angoscia della roba ma soprattutto “la recita (de)la vita come un copione di carnevale:

Non è stato sempre così. Nei secoli passati alcune élite e alcuni personaggi hanno dato importanza e lustro alla nostra comunità, o meglio a quel nucleo modesto ma determinante nella scelta delle varie “sliding doors” (porte girevoli) che la storia ha offerto a questa città, che da règia, sotto re Martino, è (ri)nata feudale con la dinastia dei Moncada ma, nelle ambedue fasi, sempre “governativa” e quindi indolente, inerte, accidiosa poiché dipendente da un potere sempre generato (come usava affermare Leonardo Sciascia) “altrove”.

Caltanissetta, città Capovalle con la Costituzione Siciliana-Inglese del 1812, imposta dal governatore britannico Lord Bentinck, ambasciatore e comandante dei sedici mila soldati dell’esercito inglese di Sua Maestà Giorgio III a presidio dell’Isola, in funzione antinapoleonica, così potente da imporre al re Borbone Ferdinando IV, rifugiatosi a Palermo, di dare la momentanea reggenza al figlio Francesco per la promulgazione di quel sacro testo di democrazia parlamentare mai conosciuto prima in Sicilia.

Caltanissetta deve il suo rango alla abilità di un illustre giurista caltanissettese, Mauro Tumminelli, cui venne affidato il capo di quella Costituzione riguardante il nuovo assetto amministrativo territoriale.

Caltanissetta venne tolta dalla dipendenza della Comarca di Calascibetta per essere eretta città Capovalle e poi Capo Distretto, per quindi essere Città capoluogo di Provincia nel ristabilito Regno delle due Sicilie, nato dal Congresso di Vienna.

Ad un re (Borbone) succederà un altro re (Savoia), prodromo della unità politica della penisola italiana. Anche su questo versante determinante è stato un altro “nisseno” (non caltanissettese) di adozione, quel Filippo Cordova che contribuì – in una notte – a far passare la élite” politico-economica di Caltanissetta, stretta da un rapporto di fratellanza, da una dinastia ad un’altra, venendo ripagato con l’incarico di Ministro delle Finanze nel primo governo unitario di Italia, guidato da Cavour.

Tratteremo quindi inizialmente di questi due personaggi importantissimi per la storia di Caltanissetta, per poi dedicarci ad altre personalità della cultura, del clero, della scienza che hanno contribuito a rendere quanto meno visibile nella storia la nostra città.     

MAURO TUMMINELLI

All’indomani della proclamazione del Regno di Italia (17.3.1861) Caltanissetta conta 23.719 abitanti.

A meno di cinquanta anni dalla sua erezione a città Capovalle vede un importante incremento demografico da cui emergerà il primo embrione di borghesia urbana, formata dai principali operatori economici del tempo e dal personale burocratico affluito in città.

Tutto questo in virtù della riforma territoriale-amministrativa resa necessaria da due eventi importanti, nati altrove, di cui Caltanissetta beneficerà sino ai tempi odierni.  

Il primo evento esterno, la promulgazione della Costituzione Siciliana (detta anche Inglese) del 1812, imposta dal plenipotenziario britannico Lord Bentick, comandante di un robusto contingente dell’esercito inglese, schierato in Sicilia in funzione antinapoleonica, con cui viene abolita la feudalità, sottraendo Caltanissetta ai Moncada.

Il secondo, il Congresso di Vienna del 1815, da cui nasce il Regno delle Due Sicilie, con l’annessione di fatto dell’antico Regno di Sicilia a quello di Napoli.

Da qui la necessità di un nuovo ordinamento territoriale e amministrativo-giudiziario, il cui compito viene affidato a Mauro Tumminelli (nato a Caltanissetta il 27 settembre 1778).

Laureatosi in diritto a diciannove anni, viene designato rappresentante della città al Parlamento siciliano, dove sostiene la suddivisione della Sicilia in sette Valli minori, tra le quali quella di Caltanissetta.

Nel 1814 viene nominato giudice della Gran Corte Criminale e Presidente del Tribunale della nuova Capovalle. Nel 1825 è giudice di Gran Corte Civile con il mandato di procuratore generale presso la Gran Corte Criminale di Girgenti, all’epoca una delle piazze giudiziarie più importanto dell’Isola.

Nel 1828 entra a far parte della Gran Corte di Palermo e nel 1834 della Corte Suprema di Giustizia, il massimo grado della giurisdizione del tempo.

Nel 1836 ricopre la carica di Avvocato Generale della Gran Corte dei Conti.

La carriera del giurista Tumminelli non si limita al rango giudiziario ma stante le sue competenze e le sue massime relazioni ed influenze, ricoprirà anche grandi ruoli amministrativi: ed eccolo presiedere il Consiglio Provinciale di Caltanissetta negli anni 182318241825 e 1851.

Per gli alti incarichi rivestiti risiederà quasi sempre a Palermo, dove cesserà di vivere il 3 dicembre del 1852, trovando sepoltura nel cimitero palermitano dei Rotoli.

Nonostante quanto fatto per Caltanissetta, more solito, la città non lo ha mai celebrato adeguatamente, anzi durante i moti antiborbonici viene costretto quasi alla fuga.

Tardivamente, nel 130º anniversario della nascita, il 27 settembre 1908, viene inaugurato il mezzobusto a lui dedicato e nel quale è raffigurato mentre regge con la mano il mantello. Ma anche questa scultura non avrà vita facile.

Inizialmente posto al centro dell’allora Salita Tribunali (oggi via Matteotti), accanto al Palazzo Moncada-Bauffremont, sede del Tribunale della città, viene spostato nei giardini comunali di Villa Amedeo, per poi essere nuovamente riportato nella collocazione originaria di via Matteotti, dove si trova tuttora, sebbene in una posizione differente da quella originaria. Sul suo monumento funebre insiste l’epitaffio voluto dal figlio Ignazio (forse con incoerenza sulla data di nascita): “Alla memoria – Mauro Tumminelli nato a Caltanissetta nel 1777. Morì a Palermo nel 3 dicembre 1852. In lui la gentilezza era il profumo dei sentimenti. Questo monumento posegli nel 1892 dal figlio maggiore Ignazio, ispirandosi alle sue virtù”.

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