Piscina comunale: la trattativa misteriosa e i “tavoli separati”

fiorellafalci
fiorellafalci 379 Views
8 Min Leggere

Piscina comunale: il mistero si infittisce

La vicenda della piscina comunale è una storia emblematica di gestione incomprensibile, almeno per i comuni mortali, di un bene pubblico di primaria importanza, importante per la salute dei cittadini di tutte le età, indispensabile per le persone con disabilità, una struttura che a Caltanissetta ha una lunga storia ma che negli ultimi anni sembra essere stata inghiottita da un mistero ineffabile.

Negli anni ’50, per iniziativa del prof. Raimondo Collodoro, allora consigliere comunale e poi assessore e brevemente sindaco della città, si cominciò a parlare di piscina, raccogliendo, è giusto ricordarlo, più dissensi (quando non pesanti ironie) per un progetto che a quei tempi sembrava fuori dalla nostra realtà.

Se ne riparlò negli anni ’70. Prima una piscina a cielo aperto, poi una copertura gonfiabile e finalmente, con la prima Giunta di programma DC-PCI-PSDI-PRI, (1988-89) assessore allo sport e vice-sindaco Antonio Riolo, l’attuale copertura in legno lamellare, sul modello degli impianti più moderni del nord Italia.

Per anni la piscina nissena è stata un fiore all’occhiello della città, sede di gare importanti, ampiamente frequentata dai nisseni, aperta anche di mattina ai ragazzi delle scuole dell’obbligo e all’idroterapia per i disabili durante la Giunta Messana, nei primi anni 2000.

La gestione privata, frutto di una gara regolare, assicurava la fruizione dell’impianto sollevando la pubblica amministrazione da un onere che non sarebbe stato possibile sostenere (vedi PalaCarelli per la Provincia).

Otto anni fa, scaduto il contratto e le proroghe possibili, una nuova gara d’appalto aggiudicava la gestione dell’impianto ad una ditta. E qui comincia il mistero.

I lavori di manutenzione e adeguamento della piscina ne determinano la chiusura, prima per mesi, poi per anni, a fronte di lavori che sarebbero emersi come indispensabili per adeguare alle normative l’impianto. Lavori aggiuntivi rispetto al bando di gara e su questo si innesca un braccio di ferro tra la ditta appaltatrice e le diverse amministrazioni comunali, su cui l’informazione all’opinione pubblica è stata sempre carente, lacunosa, fino a rasentare il mistero.

A metà luglio, la svolta: il Sindaco Tesauro annuncia con grande spiegamento mediatico di avere trovato la soluzione e di prevedere l’apertura della piscina nella primavera del 2026. 

Infatti nel comunicato-stampa del Comune del 18 luglio si leggeva: “Si è tenuto un incontro operativo tra i rappresentanti del Comune – il Sindaco Walter Tesauro, l’Assessore al Bilancio Guido Delpopolo, l’Assessore ai Lavori Pubblici Calogero Adornetto, l’assessore allo sport Salvatore Petrantoni, la Segretaria Generale  Cinzia Chirieleison, i Dirigenti Tomasella, Bennardo e Intilla – e i rappresentanti dell’impresa concessionaria incaricata dell’esecuzione dei lavori e della successiva gestione novennale dell’impianto, rappresentata dal Dott. Daniele Patti, affiancato dall’Avv. Umberto Ilardo, con l’intervento dell’Ing. Michele Scarpulla e del Prof. Giuseppe Patti.

 L’incontro, preceduto da una lunga fase di approfondita analisi sia giuridica che tecnica, ha consentito di individuare un punto di incontro tra le parti per la risoluzione delle criticità che hanno rallentato negli anni i lavori e quindi la fruizione della struttura.

Tale intesa, di natura bonaria, resta subordinata all’esito positivo dell’iter di approvazione da parte del Consiglio comunale. Una volta ottenuto il via libera definitivo da parte dell’assise civica, sarà possibile prevedere la riapertura della piscina entro i primi mesi del 2026”.

Tra le righe, ma molto chiaramente, il riferimento al passaggio in Consiglio comunale significava  che sarà necessario implementare la spesa prevista, ma non è mai emerso con quali motivazioni, per quali lavori aggiuntivi rispetto al bando iniziale e alle successive, eventuali, integrazioni, e soprattutto non emerge l’entità della cifra intorno alla quale si sarebbe costruito l’accordo tra l’amministrazione comunale e l’impresa privata che finora non ha concluso i lavori.

Sarebbe anche interessante ricostruire, relativamente agli anni che sono trascorsi, quali rapporti tra gli uffici comunali e la ditta incaricata hanno scandito le fasi della paralisi dei lavori, e verificare se le funzioni di controllo e di sanzione sono sempre state svolte puntualmente. Ma di questo, speriamo, si occuperà il Consiglio comunale quando dovrà sciogliere il nodo e “dare via libera” all’accordo risolutivo.

Anche su questo la vicenda continua a complicarsi e le acque si intorbidiscono: un Consigliere comunale di opposizione, Armando Turturici del gruppo Futura il 3 settembre chiede formalmente l’accesso agli atti per prendere visione del  “parere pro veritate redatto dalla professoressa Ventimiglia in merito alla riapertura della piscina comunale di Caltanissetta” ma, incredibilmente, l’autorizzazione gli è viene negata, “momentaneamente” e “in attesa della fine dell’iter istruttorio”.  

Perché questa violazione degli obblighi che la normativa sulla trasparenza amministrativa impone, sulla quale ancora non si è registrata una reazione neppure da parte della Commissione consiliare Trasparenza?

Cosa c’è dietro il muro di gomma che da anni nasconde all’opinione pubblica la conoscenza dei fatti reali che hanno sottratto alla città una delle sue strutture più importanti?

Perché dopo quasi due mesi dalla riunione del fatidico “accordo” tra le parti del 18 luglio il Consiglio comunale non è ancora stato convocato né risulta che ne sia stato avviato l’iter istruttorio? Se lo si fosse avviato si sarebbe dovuto “scoprire le carte” fornendo ai Consiglieri, dati, documenti, cifre del provvedimento che il Consiglio comunale dovrebbe discutere e approvare.

Sull’entità della cifra da integrare intanto fioriscono le voci in libertà: dai 5-600.000 euro si passa al milione e al milione e duecentomila, a seconda delle fonti ufficiose che diramano le indiscrezioni; e tutto si deteriora in chiacchiera da bar, senza elementi di verità da parte dell’istituzione cittadina che incardinino la discussione sui corretti binari della trasparenza e delle regole del dibattito democratico.

Senza trasparenza si alimenta un’atmosfera opaca, al di là delle buone intenzioni, come se fosse in corso un business la cui gestione stia su un tavolo diverso rispetto ai banchi del Consiglio comunale. La Città non se lo può permettere, non se lo merita, e non se lo può permettere nessuna Amministrazione, neppure forte di una maggioranza blindata e collaudata (che peraltro non è più così scontata). A meno che per blindarla sia necessaria un’altra fase della trattativa, ravvicinata, individuale, con chi siede in Consiglio comunale e deve far passare l’operazione. Ma questo non vogliamo pensarlo.

Aspettiamo chiarezza, verità, atti amministrativi limpidi, senza doppi fondi, senza omertà sui retroscena, che avvelenano la politica e distruggono la credibilità della democrazia.

È un diritto per i cittadini, è un dovere per chi è chiamato ad amministrare.

P.S. Un altro piccolo mistero: nel 2009 la Giunta guidata da Salvatore Messana aveva deliberato di intitolare la piscina al prof. Collodoro, che per primo l’aveva pensata e ne aveva avviato l’iter. Di quella intitolazione si sono perse le tracce nei meandri degli uffici comunali. Era stata contestuale all’intitolazione dello Stadio Tomaselli ma…l’hanno persa per strada

Condividi Questo Articolo