Salvare l’Antenna Rai a Caltanissetta
dall’Ufficio Stampa del pittore nisseno Francesco Guadagnuolo che vive a Roma:
“All’età di quattordici anni, il pennello di Francesco Guadagnuolo già intuisce il rimpianto.
Sul filo dell’aurora, via Redentore si fa sospiro: un giallo pallido carezza il rosa nascente, e ogni ciottolo trattiene il respiro di una città che si desta in un dolce commuoversi.
In primo piano, il palazzo natale s’innalza fiero, le finestre socchiuse come occhi assorti, il balcone è una soglia tra memoria privata e orizzonte infinito. È da lì che l’artista, da ragazzo, notte dopo notte, scrutava un traliccio sottile e maestoso: l’Antenna RAI, un colosso di metallo e luce. Di notte, racconta l’artista, la vedeva scintillare come un faro di promesse: una ragnatela di luci in movimento, quasi un coro di stelle che gli parlava di mondi lontani e notizie mai udite. Oggi, dopo oltre settant’anni, quel gigante lucente rischia l’oblio. Le ragioni tecniche — obsolescenza, costi di manutenzione, efficienza — invocherebbero le ruspe, implacabili. Eppure smantellarlo vorrebbe dire spegnere un frammento di memoria collettiva, lasciare un vuoto più profondo della luce che svanisce.
La città, invece, si stringe attorno al suo segno svettante. Quell’Antenna è emblema d’infanzia e di speranza: testimone di notti febbrili e di sogni radiofonici.
Resta aperto il dibattito: smontare e dimenticare, o custodire e celebrare? In fondo, ogni opera di Guadagnuolo chiede di interrogare il futuro attraverso la lente del passato.
Molti propongono di trasformarla in museo a cielo aperto, custodia di ricordi per chi sa che un simbolo di progresso può fiorire come icona d’identità.
Questo piccolo dipinto “Via Redentore all’alba”, di Guadagnuolo resta un requiem per il bambino che amava un gigante di ferro e luci. È una preghiera muta: salvate il faro spento, perché senza di esso l’alba non sarà più la stessa.”