Sold out per il “Fu Mattia Pascal” di Giorgio Marchesi, metafora disincantata del gioco delle identità

fiorellafalci
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Vivere tre vite come se nessuna fosse veramente la propria: è una leggerezza soltanto apparente quella con cui il Mattia Pascal portato in scena da Giorgio Marchesi a Caltanissetta attraversa un’esistenza triplice, cercando in tutte le identità che si trova a rivestire la libertà dai condizionamenti e dalle conseguenze delle scelte sbagliate che ha fatto, scivolando irresponsabilmente nelle vicende della sua vita senza lasciarsene distruggere.

In realtà è cinismo, disincantato, in cui non brilla neppure la più piccola luce di speranza, come a rivestire la crisi della condizione umana indagata da Pirandello nel suo romanzo del 1904 con gli stati d’animo della nostra contemporaneità, con l’assenza, quasi naturale, di ogni traccia di responsabilità nelle identità, personali e sociali, come tanti nostri ragazzi, immersi nel non-senso senza più cercarne vie d’uscita, che vivono ogni giorno, attraverso i loro dispositivi, l’esperienza-rifugio delle identità virtuali.

Il Fu Mattia Pascal di Marchesi, che ha curato anche la regia della piece insieme a Simonetta Solder,  vive il non-senso con distacco, con allegria autoironica, accompagnato in scena dalla musica del contrabasso polifonico di Raffaele Toninelli, capace di viaggiare nel ‘900 attraverso la musica, con i refrain più popolari, sapientemente arrangiati con accordi “colti” che spaziano dal classico al jazz.

Marchesi tiene in pugno lo spettacolo e gli spettatori con una narrazione avvincente, senza tregua, a ritmo forsennato senza mai perdere un colpo, un tempo, una parola o una pausa fuori posto, con una presenza scenica monumentale, offrendo una interpretazione acrobatica anche tra i diversi registri della voce, camaleontico nel suo sdoppiarsi nei personaggi minori, immerso in un disegno sapiente delle luci, molto ben studiato per scandire il ritmo della narrazione e farne comprendere i momenti di svolta nella vita del protagonista.

Avrebbe dovuto essere, questo “Fu Mattia Pascal”, lo spettacolo di apertura della stagione teatrale del Margherita diretto da Alessandra Falci. Se abbiamo potuto vedere a Caltanissetta questo lampo di grande teatro lo dobbiamo al  coraggio che avuto per onorare l’impegno che aveva assunto sotto la sua responsabilità, rischiando in prima persona nel produrre la rappresentazione nissena al teatro Rosso di San Secondo, sold out come mai era avvenuto negli ultimi anni, con una straordinaria risposta del pubblico nisseno, che ha dimostrato quanto forte sia il desiderio di un teatro finalmente di qualità, dopo le tante stagioni insipide o puramente commerciali degli ultimi anni.

Questa volta la società nissena ha saputo dare una risposta, corale, inequivocabile, all’insipienza della pubblica amministrazione. Ma forse non vorranno capire neanche questo

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