Un atto di fede nella vita

Tonino Cala
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Non ho alcun dubbio sul fatto che gli affetti, i sentimenti che si provano per le persone, sono l’unica vera risposta ai problemi dell’esistenza. Per tale semplice motivo scrivo poesie. In queste, emozioni e sentimenti esprimono il mio mondo interiore che si manifesta spontaneamente. Anche la fede è un sentimento.

Quando il neonato viene al mondo il suo primo vagito è un atto di fede nella mamma che lo ama e lo cura, poi la fede nei confronti del padre e di tutti gli altri. Se alla vita togliamo le emozioni e i sentimenti diventiamo degli inutili robot, parvenze tecnologiche senza anima, fugaci presenze nella vita quotidiana e sparute vanaglorie della Storia.

Anche quando vado dal mio medico o dalla mia dentista mi “affido” a loro come un bambino che nutre fiducia nell’altro per la cura del proprio corpo. Sono anche queste cure dell’anima, l’avere fiducia in un altro essere umano dichiarando la propria disponibilità e la propria apertura dialogica.

Quando insegnavo Filosofia nei licei, incontravo lo sguardo interessato e vivo dei miei alunni. Mettevo tanta cura nell’insegnamento della Filosofia e ricordo con appassionato piacere di avere coltivato dei buoni sentimenti e tante cure pedagogiche per i miei cari ragazzi.

Il sole sorgeva all’alba e sembrava non tramontare mai. Viaggiavo in auto per tutte le destinazioni della provincia. E provavo gratitudine per il mio lavoro e per le persone che incontravo e conoscevo.

A tutte le età, uomini e donne, non tutti, si guardano allo specchio. Jacques Lacan teorizzò lo stadio dello specchio nell’infanzia, quando il bambino sorpreso e stupito si guarda allo specchio e si chiede: chi è quello? E vede l’immagine idealizzata di sé stesso e non quello che è concretamente!

Cosa significa allora che uomini e donne si guardano allo specchio? Sono narcisi? In realtà, tutti gli esseri umani sentono il bisogno di essere “riconosciuti”, tutti chiedono il riconoscimento all’altro perché vi è una insicurezza costitutiva che ci riguarda! Chi sono io? Cosa ci faccio qui? Gli altri mi riconoscono e sanno chi sono? Come mi vedono gli altri?

Allora, mi guardo allo specchio e cerco di piacermi fisicamente perché l’immagine del mio corpo e del mio volto è di fondamentale importanza (costitutiva) per la mia vita. Anche senza fare il ricorso a talune teorie della psicologia dell’età evolutiva, la vita ci racconta chi siamo e come siamo fatti. Spesso, cadiamo nel gioco delle maschere e ci raccontiamo per quello che non siamo!

Certamente, piacersi fisicamente non è un fatto nevrotico ma se diventa un comportamento ossessivo esprime un’insicurezza nevrotica. Molti esseri umani possono avere un corpo malato, una disabilità innata o acquisita. Volersi bene non è amare l’immagine riflessa e idealizzata del proprio corpo che può essere una trappola illusoria. Il riconoscimento del Sé corporeo è una tappa fondamentale della propria infanzia. Nella vita adulta prevale il riconoscimento del Sé mentale, psicologico, l’identità culturale ed etica che vive dentro un corpo! L’uomo che si conosce può riconoscersi perché sa di sé e sa della propria vita vissuta.

La cultura fa e insegna. E insegnano gli scrittori indipendenti e pensanti che abbiamo conosciuto. Leonardo Sciascia era uno scrittore libero e non era certo colluso con il potere politico che, anzi, avversava. Non bisogna confondere gli scrittori liberi con gli scrittori piacioni di regime, quelli che sono concilianti e servili.

Sciascia, come Pasolini, aveva una personalità integra e indipendente, in possesso di un’etica liberale che era contro qualsiasi forma di manipolazione politica, prima fra tutte l’ideologia fascista e poi il familismo amorale di una certa democrazia cristiana che si era rivelata discutibile e in crisi morale, segnata dal matriarcato della corruzione e del clientelismo: tengo famiglia! L’uomo illuminato e lucido del “j’accuse” al potere.

Fu anche critico con i partiti di sinistra, il Psi e il Pci. In quest’ultimo venne eletto come indipendente. Notoria era ed è la “solitudine” di Leonardo Sciascia che non era solamente uno scrittore antimafia! Era contro i poteri costituiti: sovversivo e libero. Leonardo Sciascia era uno scrittore autentico! Come tanti altri intellettuali liberi: Pasolini, Calvino, Moravia, Eco.

Nei loro confronti abbiamo un debito di gratitudine perché ci hanno fatto crescere e sognare: i nostri erano sogni di anarchica libertà, ci avrebbe suggerito Fabrizio De André!

Tonino Calà

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