Tra i personaggi storici più illustri di Sutera un posto di primo piano lo occupa il nobile Francesco Salamone, uno dei cavalieri italiani partecipanti alla celeberrima Disfida di Barletta, e di cui ancora oggi nel quartiere Giardinello si trovano tracce del suo palazzo che in passato si era anche pensato di recuperare per renderlo fruibile ai turisti.
L’antica città di Sutera, sospesa tra leggenda e storia, oggi spopolata dall’emigrazione, da tempo cerca infatti nel recupero delle sue radici quel riscatto capace di riportare la cittadina agli antichi splendori di un tempo, valorizzando il notevole patrimonio archeologico-storico-architettonico, l’arte sacra costituita da antichi monili e ori ecclesiali di squisita fattura, nonché nel recupero del ricordo di personaggi illustri che nel corso dei secoli diedero fama e onore alla cittadina che, come racconta la leggenda, ebbe origine dalla mitica Kamiko, l’imprendibile roccaforte edificata sul Monte San Paolino dall’architetto Dedalo per ordine del re cretese Cocalo.
Leggende a parte, la storia ci consegna la figura di Francesco Salamone, nobile suterese, che il 13 febbraio del 1503 prese parte alla celeberrima disfida capeggiata da Ettore Fieramosca. Il coraggioso cavaliere siciliano combatté assieme agli altri cavalieri che, oltre a lui ed Ettore Fieramosca da Capua, erano Giovanni Braccalone, Giovanni Capoccio ed Ettore Giovanale di Roma, Marco Corallaro di Napoli, Guglielmo Albamonte di Palermo, Bartolomeo Fanfulla e Pietro Riczio di Parma, Romanello di Forlì, Moele di Troia, Mariano D’Abigente di Sarno, Lodovico D’Abenavoli di Capua.
Tale memorabile battaglia, come è noto, era stata originata dalle offese dal cavaliere francese La Motte che aveva denigrato l’onore degli italiani. Fu così che i nostri, punti nell’orgoglio, sfidarono a duello gli avversari riportando la storica vittoria.
Francesco Salamone nacque a Sutera nel 1478, da Riccardo e Claudia Del Pozzo. Nel 1496, all’età di sedici anni, il giorno del Corpus Domini ferì gravemente un appartenente alla famiglia Borghese con la quale i Salamone erano in cattivi rapporti. Salamone fuggì quindi da Sutera e dopo un lungo viaggio giunse a Napoli dove il suo spirito battagliero trovò quel mondo che a lui si confaceva e si arruolò nelle milizie del principe Prospero Colonna, combattendo in Puglia i francesi in favore degli spagnoli.
La storia di Francesco Salamone è ricca di aneddoti, come quello che richiama il voto fatto alla Madonna del Soccorso prima della disfida. Pare che il nostro si fosse impegnato in caso di vittoria a fare scolpire una statua della vergine da collocare nella sua cappella gentilizia presso la chiesa Del Carmine di Sutera. Qui tornò circa un anno dopo, il 7 maggio del 1504, accolto con grande onore dai suoi concittadini.
La statua in marmo pregiato della vergine che si trova ancora oggi nella chiesa Del Carmine, venne benedetta dal vescovo di Agrigento il 15 maggio dello stesso anno.
Ma lo spirito di Francesco Salamone non era di quelli che si potevano domare ed accontentare della vita di certo meno movimentata che Sutera offriva, e si allontanò di nuovo ben presto dalla sua città, tornando a combattere per gli spagnoli in molte guerre. In particolare si distinse nella difesa di Parma nel 1521, dove alla sua morte venne seppellito nella chiesa di San Giovanni Evangelista, nella tomba dell’omonima confraternita.
Di Francesco Salamone, oltre allo sbiadito ricordo storico (che andrebbe rispolverato) e ad una rievocazione artistica elaborata dal Sarullo che si conserva nel palazzo municipale, rimangono i ruderi del suo antico palazzo e una targa ricordo affissa su quelle mura diroccate.

