“Zara Zabara”, Il concerto di Olivia Sellerio alla Villa Romana di Realmonte

Lillo Ariosto
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Piccola cronaca di un sogno di “fine estate”.

Un impegno precedente ci ha privato delle vestigia del teatro greco di Taormina per assistere al concerto di Olivia Sellerio, autrice e interprete della più appassionate melodie della serie televisiva del Commissario Montalbano. Optiamo per la data successiva prevista due giorni dopo sulla battigia del mare africano dove sorge la villa romana al centro della baia di Punta Grande.

L’insenatura divide la Vigata di Camilleri da Realmonte. Ci mettiamo in macchina all’imbrunire della domenica dove è prevista la spettacolare luna “di sangue” per la annunciata sua eclissi totale. Sappiamo che il caldo secco da dove ci muoviamo sfocerà in meno di un’ora in una tiepida brezza carica di micidiale umidità donata dalla spiaggia dove un ricco antico romano pensò bene di edificare una sontuosa villa. Niente di nuovo sotto il sole. I contemporanei del luogo lo hanno imitato.

L’architetto del tempo pensò bene di offrire al ricco committente due sezioni. Una parte residenziale con peristilio-giardino, cubicula (camere da letto), tablinum (sala-soggiorno), triclinium (sala da pranzo) e locali di servizio. Un’altra adibita a quello che oggi si chiama SPA. Un ambiente termale che comprende un grande spogliatoio (apodyterium) con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato in tessere rosa e nere con la rappresentazione di Scilla, mostro marino femminile, il calidarium con la piccola stanza riscaldata e il frigidarium con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato attraverso cui si accedeva ad una grande vasca circolare con le pareti rivestite di marmo.

Ci spieghiamo così la vocazione degli abitanti del luogo di “ornare” il loro splendido litorale con residenze di aspirante gusto hollywoodiano. Raggiungiamo l’accenno di parco archeologico che troviamo, con nostra sorpresa, guarnito di parcheggio recintato. Manca la illuminazione sulla strada pubblica…. ma è un dettaglio. Abbiamo prenotato online i biglietti. Li abbiamo sul telefonino. Ci curiamo di esibirli all’entrata. Ci guardano meravigliati. Ci fanno accomodare “sulla fiducia”. Facciamo il malo pensiero di essere stati incauti a pagare con la nostra carta di credito. Ci accomodiamo in una fila di centro.

L’allestimento è molto easy o free (a gusto degli astanti). Il luogo si mostra affascinante. Manca un quarto d’ora al recital. Facciamo un giro sul camminamento appositamente creato per ammirare la villa di Durrueli (Publius Annius). Il sito è stupendo con una aria di mistero. Notiamo la vegetazione (troppo) spontanea. Per fortuna le nostre espadrilles ci difendono dalle spine delle piante di cappero selvatico. Il mare, il profumo, la luna…. Per fortuna siamo bene accompagnati dalla presenza femminile (per noi ancora gradevole) con cui abbiamo stipulato un accordo da circa quarant’anni.

Alcuni movimenti dei tecnici ci annunciano l’inizio della performance. Olivia ci appare improvvisamente. E’ affascinante e semplice. Notiamo la anagrafe del pubblico. E’ quasi uguale (almeno in gran parte) alla nostra. Complice la stagione, il luogo e il target del concerto, la fanno da padrone gonne lunghe a fiori, jeans scoloriti, camiciole di lino e mocassini nautici (quelli indiani anni ’70 non si trovano più).

Le note delle appassionate canzoni attraenti e romantiche della Sellerio ci allontanano da queste (stupide) frivolezze. Le sue melodie ci appaiono immediatamente frutto delle note meticce della nostra Isola. Si succedono brani già ascoltati nella fiction commissariale e nei file che “a palla” ascoltiamo in auto. Il “live” li rende più immediati e più “specials”. E’ “un altro mangiare”.

Bellissime le note che la sua voce addolcisce e indurisce dipingendo con magia scene di amore e di malamore. Olivia e la sua band ci accompagnano, con il profumo del mare a due passi, in un viaggio cerebrale che ci fa riflettere su come la potenza dell’amore possa essere a volte distorta e violentata dalla stupidità umana. Olivia ci richiama il fado, con le sue melodie malinconiche e suoi testi che esprimono saudade, nostalgia e un senso di fatalismo. Il tutto si chiude in meno di novanta minuti. Quanto basta per farci dire: “Che bella serata!” 

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