Franco Piperno, il pensiero dell’utopia e le asprezze della storia

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Franco Piperno è morto, ad 82 anni, in una struttura sanitaria di Cosenza, nella Calabria in cui era nato e aveva lavorato. È stato uno studioso, docente di Fisica della materia presso università italiane e straniere, politico della sinistra extraparlamentare, negli anni ’70 sulla linea di confine tra la lotta armata e la teoria della rivoluzione.

Sua l’espressione “geometrica potenza” delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro, che lo vide protagonista di un tentativo di mediazione nei confronti delle BR per salvare la vita al presidente democristiano, che il potere ufficiale invece dimostrò di non aver voluto salvare.

Leader di Potere operaio, che aveva fondato insieme a Toni Negri e Oreste Scalzone, protagonista delle lotte nelle università negli anni ’60 e ’70. Accusato di avere sostenuto le azioni dei terroristi, si era rifugiato in Francia dove,  in base alla “dottrina Mitterand” non veniva concessa l’estradizione per azioni di ispirazione politica.

Tornato in Italia, libero da ogni condanna, riprende l’insegnamento universitario e diventa assessore alla cultura nelle giunte comunali di Cosenza quando sono stati  sindaci il leader socialista Giacomo Mancini e poi Eva Catizone, portando il contributo delle sue nuove idee sul potere della città come luogo di democrazia diretta possibile. Riprende voce nel dibattito con l’elogio dello spirito pubblico meridionale e gli studi sullo spettacolo cosmico delle stelle.

Piperno ha rappresentato una opzione politica complessa e controversa, border line rispetto alle forme di lotta contro il capitalismo globale e la democrazia soltanto formale. Non si è mai reso responsabile di azioni sanguinose, anche se accusato, come Toni Negri, di essere stato un “cattivo maestro” per la generazione post ’68.

È stato un uomo di pensiero, un pensiero sempre “non allineato” e dissonante, “eretico” anche nell’ambito di quella sinistra operaista che aveva contibuito a formare, a partire dalle posizioni e dagli studi di Mario Tronti, Alberto Asor Rosa, Raniero Panzieri, Adriano Sofri, Massimo Cacciari.

Un filone di pensiero che non ha trovato spazio politico adeguato in una fase di crisi della democrazia formale della prima Repubblica, quando i grandi movimenti studenteschi e operai avevano posto obiettivi più avanzati rispetto alle dinamiche parlamentari e alla “democrazia bloccata” governata dalle logiche della guerra fredda.

Quel pensiero continua ad interrogarci, in una condizione politica e culturale molto diversa e certamente ancora meno avanzata rispetto agli anni ‘70/80, nel contesto globalizzato del capitalismo finanziario in cui la forza dei soggetti politici collettivi è stata indebolita e isterilita fino a renderli quasi ininfluenti.

La generazione di Franco Piperno ha pagato la delusione storica di non poter corrispondere al proprio orizzonte ideale con strumenti politici efficaci e non violenti, di non trovare agibilità all’utopia come era stato possibile per la generazione precedente, che con la guerra di Liberazione aveva riconquistato la libertà per il nostro Paese.

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