È partita dalla sua scuola di Niscemi la storia fantastica di Alice Mangione, la velocista italiana che ha trascinato in finale olimpica la staffetta 4×400 ed è stata determinante per il risultato del quartetto azzurro per la prima volta presente in una finale olimpica mista nell’atmosfera magica dello Stade de France di Saint Denis insieme ad Anna Polinari, Edoardo Scotti e Luca Sito.
È stato infatti il suo insegnante di educazione fisica della scuola media a segnalarla per i suoi risultati eccellenti nelle gare scolastiche di corsa campestre.
Prima gli allenamenti da pendolare a Catania, tre volte alla settimana da Niscemi, guidata da Filippo Di Mulo; poi, a 15 anni, la scelta più difficile: trasferirsi a Palermo per allenarsi a tempo pieno con tecnici esperti come Gaspare Polizzi e Francesco Siracusa e frequentare contemporaneamente il Liceo delle Scienze Umane.
Un impegno tenace, lontano dalla famiglia, proseguito a Roma, dal 2018, dove è seguita da Marta Oliva, e dal 2021 in forza al Centro Sportivo dell’Esercito.
La sua specialità i 400 metri, e il primo titolo italiano assoluto nel 2020, replicato nei due anni successivi. Da allora il suo palmares si è arricchito di anno in anno con una serie di record e di titoli individuali e nella staffetta 4×400, fino alla medaglia d’argento nei campionati europei di atletica nel giugno scorso, che è valsa la qualificazione alle Olimpiadi.
Dalle lezioni di danza classica e di equitazione dell’infanzia, Alice Mangione è diventata la sprinter della squadra olimpica italiana, riuscendo a conseguire anche la Laurea in Scienze Motorie.
Tenace e determinata, Alice è l’esempio di una Sicilia positiva, che può farcela, senza arrendersi di fronte alle difficoltà dell’essere periferia. Una donna siciliana che è riuscita con le sue forze ad arrivare ai vertici olimpici dell’atletica, può essere il simbolo di una Sicilia che ha talenti e valore che il mondo riconosce.