Giornate FAI per le scuole: percorsi inediti in mille anni di storia

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Due Giornate FAI per le scuole, a Caltanissetta, il 20 e il 22 novembre, per esplorare un itinerario originale, tra storia, arte ed economia, che si dispiegano in un arco di tempo di circa mille anni, tra l’Abazia di S. Spirito e lo stabilimento dell’Amaro Averna, a Caltanissetta.

Un centinaio di ”apprendisti ciceroni”, studenti delle scuole superiori nissene (ITC Rapisardi, Liceo Classico Ruggero Settimo, Liceo Artistico Juvara e Rosario Assunto) hanno guidato altri ragazzi, di scuola media e superiore, alla scoperta di questa storia poco conosciuta, accompagnandoli in un viaggio nel tempo nel cuore profondo della Sicilia.

L’Abazia di S. Spirito, antico casale arabo poi trasformato in epoca normanna, testimonia la storia millenaria di Caltanissetta, fondata dal conte Ruggero nel 1052 e consacrata un secolo dopo, ha ospitato monaci agostiniani e cappuccini, restaurata nel XVII secolo a cura dei Moncada, che ne curarono la guida fino alla fine del feudalesimo in Sicilia, garantendo ad un membro cadetto della loro famiglia il ruolo di Abate.

Nel giardino dell’Abazia si coltivano ancora le erbe aromatiche che nel 1854 il monaco fra’ Girolamo donò a Salvatore Averna, benefattore del convento, commerciante di tessuti e imprenditore nella Caltanissetta capitale dello zolfo, insieme alla ricetta dello squisito elisir che i monaci preparavano da sempre, e che qualche anno dopo, dal 1868, don Salvatore decise di commercializzare, incrementandone la produzione.

Aveva acquistato per questo l’antico convento dei frati cappuccini a poche centinaia di metri dall’Abazia, costruito intorno al 1540 e successivamente abbandonato per altre sedi più vicine alla città. Ne fece la casa di campagna per la sua famiglia e il laboratorio di produzione dell’Amaro, mettendo a punto una ricetta segreta, che si è tramandata attraverso le generazioni, costruita sulla miscela di una trentina di erbe ed essenze aromatiche miste a caramello.

Di quelle componenti della misteriosa miscela  si conoscono soltanto le scorze di arancia amara, limone e melograno, le altre non sono nominate singolarmente, né si conoscono le loro proporzioni nella miscela, e ancora oggi vengono acquistate con dei codici convenzionali.

Il cuore della produzione dell’Amaro più celebre della Sicilia, che per anni è stato anche leader nazionale nel settore, è ancora nell’antico stabilimento di Caltanissetta, nonostante la cessione dell’azienda al gruppo Campari, nel 2014. Qui si lavorano le erbe aromatiche, miscelate con oli essenziali, alcol e caramello, e oggi quattro persone sono sufficienti a svolgere tutte le fasi della produzione della miscela, che poi viene portata nello stabilimento Campari del Piemonte per l’imbottigliamento e le spedizioni in tutto il mondo.

Lo stabilimento ospita anche un museo storico particolarmente prezioso, uno spaccato di storia economica del territorio, con i documenti della internazionalizzazione del prodotto, nato nell’epoca dei Florio e premiato nelle Esposizioni universali di Bruxelles, Londa, Parigi, quando l’imprenditoria siciliana scommetteva sulla propria espansione grazie al coraggio e alla lungimiranza dei suoi protagonisti. Le medaglie delle onorificenze e il diploma di “fornitore della Real casa” del 1912 testimoniano l’escalation dell’amaro nisseno nell’economia dei liquori di qualità.

Una figura femminile emerge da questa storia con eccezionale rilievo: Anna Maria Ceresia, la moglie di Francesco, il figlio di Salvatore Averna che prosegue l’impresa paterna ma muore prematuramente nel 1921, e la moglie decide di prendere in mano l’azienda e diventa la prima donna imprenditrice della Sicilia del primo ‘900.

I suoi figli, Salvatore, Paolo, Emilio e Michele, proseguiranno il suo lavoro, iniziando l’esportazione internazionale del prodotto, trasformando l’azienda in S.p.A. e costruendo un nuovo stabilimento accanto all’antica villa-monastero.

Oggi i ragazzi del XXI secolo con il FAI hanno scoperto gli antichi strumenti di lavoro, i mortai, il torchio di legno, il distillatore di rame, e hanno visitato le linee di produzione attuale, la catena di produzione in tutte le sue fasi, le etichette di oltre 150 anni di storia, i manifesti pubblicitari, le produzioni storiche di diversi liquori con le loro bottiglie, fino alle ultime produzioni dell’Amaro, compresa la versione celebrativa, invecchiata 18 mesi, con una gradazione di 34° invece dei 29° dell’Amaro tradizionale.

Nessuno di loro aveva avuto prima la possibilità di conoscere questa storia e questa realtà produttiva, come nessuno dei docenti che li hanno accompagnati. Il FAI ha dischiuso per loro le porte della storia della loro città, che diventa la materia più affascinante quando è possibile immergersi nei suoi contesti e rivivere nei suoi luoghi gli eventi dal vivo a contatto diretto con i “segni dei tempi”.

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