L’incredibile avventura musicale di Silvestre Messina, partito ventenne dalla Sicilia, in Campania per amore, salvò la tradizione dell’organetto.

Roberto Mistretta
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L’incredibile avventura musicale del mussomelese Silvestre Messina, partito ventenne dalla Sicilia per il servizio militare, comincia in Campania, dove si stabilì per amore, e divenne la sua nuova terra. Lì recuperò e salvò la tradizione dell’organetto, ovvero la fisarmonica diatonica a bottoni, senza tasti, strumento musicale semplice, unanimemente riconosciuto come il padre della più moderna fisarmonica.

Non solo, Silvestre Messina fondò una scuola in cui tuttora insegna anche ai bambini e per la sua attività è stato premiato ai massimi livelli e anche i suoi figli hanno seguito le orme paterne.

Sembra una storia da libro Cuore e, se non proprio dagli Appennini alle Ande, si potrebbe intitolare “Dal sale al Sele”, ovvero dalle cave dell’assolata Sicilia al fiume della Campania di cui, risalendo il corso, negli anni ’80, Silvestre Messina ricostruì e salvò la tradizione dell’organetto con cui venne a contatto quasi per caso.

Dopo nove lustri di attività, Silvestre Messina è arcinoto in Campania e Lucania come Silvestro Folk, avendo dato vita fin dal 1989 a una scuola di organetto e alla sua banda folk la cui agenda è sempre zeppa di impegni musicali.

E non potrebbe essere altrimenti una volta ascoltata la perizia, la voce calda, la gioia e l’anima che Silvestre mette in ogni pezzo che ha salvato dall’oblio e che grazie alla sua ricerca tra gli anziani depositari di tale memoria, ripropone adesso in veste moderna con la sua band in lungo e largo nel Sud Italia.

Una storia tutta siciliana che vale la pena raccontare.

Giovanotto di 75 anni, Silvestre nasce a Mussomeli, nel cuore della Sicilia, da padre pastore e mamma casalinga. Secondogenito di cinque figli, stante le ristrettezze economiche, la mamma convince il marito a prestare servizio presso una nobile famiglia in un centro non lontano da Mussomeli, ma anche allora le cose non andavano bene, quindi si decise di tentare l’avventura nella nebbiosa Milano.

Il padre, poveretto, soffriva sotto il cielo grigio di Milano. Lui, abituato all’azzurro dei nostri spazi e al verde dei pascoli aperti, non si adattò mai alla vita delle metropoli lombarda, ma c’era la famiglia da tirare avanti e quindi stringeva i denti, lavorando all’aeroporto di Linate, scaricando e caricando pacchi.

Il nostro Silvestre aveva poca voglia di studiare ma contribuiva al bilancio familiare dandosi da fare come muratore. La svolta arriva a vent’anni quando viene convocato dal ministero per fare il servizio militare come bersagliere e viene mandato a Battipaglia, provincia di Salerno. La ferma militare allora durava quindici mesi. Lì, sotto il cielo dell’ex regno delle Due Sicilie, in qualche modo simile quello della sua infanzia, Silvestre conosce colei che diverrà la sua futura moglie, Maria Pappacoda, ed è amore a prima vista.

Si sposano subito dopo il congedo e mettono al mondo due figli, Salvatore, che fa il musicista insieme al padre, e Barbara, che ha suonato a lungo nella band. All’epoca Silvestre lavorava ancora come muratore, ma la passione per la musica era sempre viva.

Nella famiglia di sua madre, infatti, tanti sono stati i musicisti.

Silvestre cominciò a collaborare con una radio e quando il devastante terremoto del 1980 mise in ginocchio l’Irpinia, col suo programma folk, regalava via etere qualche momento di spensierata allegria ai tanti senza più casa che vivevano nelle baraccopoli.

Mandava in onda brani irpini, lucani, siciliani. Il programma si chiamava Silvestro folk e cominciò così a farsi un nome. Spinto dai consensi ottenuti dal pubblico, Silvestre decise di addentrarsi a dorso di cavallo nella Lucania antica, lungo la Valle del Sele, per raccogliere i canti popolari della tradizione locale. Lungo quel viaggio in qualche modo epico, venne a contatto con l’organetto, strumento tradizionale, che altrove era già scomparso.

Fu amore a prima vista. Silvestre Messina imparò a suonarlo, fece proprie le canzoni della tradizione folcloristica e nel 1989 cominciò a insegnare ai bambini in giro per il territorio di quelle terre. Un successo esploso senza preavviso con centinaia di allievi entusiasti.

Mise quindi su una band folk, lasciò il vecchio lavoro e da allora la sua professione sa di note, canti e balli.  Ha registrato diversi dischi, diventai poi dvd, e la sua carriera è stata anche suggellata da un significativo premio consegnato dal Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Rosa D’Amelio, che ha premiato il maestro di origine siciliana con queste parole: “Per l’impegno e l’abnegazione, sono riconosciuti a Silvestro Messina i meriti di una lodevole iniziativa capace di contribuire al progresso umano e civile delle comunità interessate. Per il prezioso lavoro musicale, sociale e di ricerca a favore del recupero della tradizione dell’organetto, ovvero della fisarmonica diatonica, unanimemente riconosciuto come il padre della più moderna fisarmonica.”

Il nostro ha ancora due sogni nel cassetto: un’udienza papale per portare davanti a Francesco, in Piazza San Pietro, ben cento giovanissimi organettisti che suonino in contemporanea, e dare alle stampe un libro di memorie che racconti come lui,  nato in Sicilia e trapiantato in Campania, senza avere fatto particolari studi in musicologia, sia diventato in qualche modo uno strumento per salvare le antiche quadriglie dei pastori lucani e, principalmente, per fare conoscere ai giovani l’organetto, questo strumento musicale della tradizione antica di cui s’era persa da tempo la memoria.

  

 

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