Don Angelo Spina è il 34° sacerdote ordinato dal Vescovo Mario nei suoi 22 anni di episcopato a Caltanissetta: in una cattedrale gremita ed entusiasta, con momenti di tifo da stadio, si è svolta l’ordinazione presbiterale del diacono terziario francescano, anima della comunità della cattedrale, catanese di nascita ma nisseno di adozione, e persino l’addobbo floreale in giallo e rosso ricordava i colori della città, in festa per un suo figlio che ha realizzato il sogno di diventare sacerdote. Peccato che mancasse invece il gonfalone del Comune, come è d’uso ovunque quando viene ordinato un sacerdote nella sua città.
L’omelia del Vescovo ha tratteggiato un profilo commosso e rigoroso del nuovo sacerdote e della sua missione, che riceve l’ordinazione a 62 anni, dopo decenni di impegno di studio e di servizio in cui è diventato punto di riferimento delle comunità del centro storico, in cui ha fondato la seconda fraternità francescana cittadina, intitolata a Padre Angelico Lipani, icona identitaria della pastorale solidale nissena.
“Caro Angelo, in questi anni tu ci hai dato un grande esempio – ha esordito il vescovo Mario – Sei stato una scuola, per me Vescovo, per noi sacerdoti: una scuola di amore fino all’abnegazione, una scuola di servizio nel nascondimento, una scuola di preghiera. Quando la cattedrale veniva chiusa e mentre il silenzio la avvolgeva tu ti lasciavi raggiungere dalla carezza di Dio, abitando la cappella del Santissimo, davanti al tabernacolo. Sei stato una scuola di amore, che fa tacere le parole e fa parlare il cuore.
E ti abbiamo osservato, ti abbiamo seguito, tanto che da tempo mi portavo in cuore un sogno; e volevo verificare se era mio o se veniva da Dio. Ho atteso, ma quando ho capito che era il sogno di Dio su di te, ti ho proposto di diventare sacerdote, e ho avuto il tuo inatteso, stupito, “Eccomi!”
E quindi il nostro cuore oggi esulta. Continua ad essere questa scuola di umiltà, di servizio, di preghiera, di distacco dai beni materiali e dal plauso degli uomini. Vivi per il Signore, ama per il Signore, sii sacerdote per il Signore.
Non saranno le chiacchiere a cambiare il cuore della gente, sarà la tua vita, il tuo esempio, la tua obbedienza, il poter ri-vedere in te un po’ di Francesco e di Chiara d’Assisi e il poter leggere nel tuo sguardo limpido e nel tuo cuore puro quei tratti sacerdotali che Francesco non ha voluto e non ha avuto. Possa tu portare a compimento, in te, il sogno di Francesco, lasciandoti condurre dal Signore dove Lui ti vuole, come Lui ti vuole”.
E poi l’annuncio, attesissimo, della destinazione del nuovo sacerdote: “Svolgerai il tuo ministero sacerdotale qui in cattedrale, come vicario parrocchiale, continuerai ad avere la responsabilità dell’amministrazione della parrocchia, e ti prenderai cura, come prefetto di sacrestia, del decoro della cattedrale e del decoro della liturgia. Possa davvero il tuo sacerdozio splendere in questo servizio di ascolto, di accoglienza, di evangelizzazione, attraverso l’opera che, in piena comunione con il parroco, dovrai condurre. Confido in te, nella tua capacità di relazione e comunione, perché in cattedrale si continui ancora e sempre a respirare un clima di accoglienza e di grande comunione tra i sacerdoti, che è la prima pagina di Vangelo che i nostri fedeli laici riescono a leggere”.
Commosso il ringraziamento di padre Angelo Spina al Vescovo al termine della celebrazione:
“Oggi posso affermare che la mia ordinazione presbiterale è frutto della sua preghiera incessante, preghiera colma di stima ed affetto paterno. Sono consapevole della responsabilità che mi è stata affidata e mi impegno a vivere con fedeltà e amore il sacerdozio, seguendo i suoi passi e i suoi insegnamenti
Nel manifesto dell’annunzio dell’ordinazione Lei mi esorta a vivere la santità nell’unità, sui sentieri della gioia. Auspico che il mio sacerdozio sia strumento di unità e di gioia: unità per amare la Chiesa, gioia per vivere in Cristo risorto. Pace e bene!”
La gioia si respirava tra la gente, tra i banchi della cattedrale, illuminava i volti delle persone, come quando avviene qualcosa nello spazio pubblico che ci coinvolge profondamente, in cui ci possiamo identificare, qualcosa che costruisce la comunità: il sogno di padre Angelo che si realizzava ha dimostrato che si può scegliere di vivere per gli altri, si può vivere nella coerenza assoluta tra ciò che si pensa e ciò che si fa, si può credere e rimanere umani, sentendosi fratelli, tutti.
Foto di Lillo Miccichè


