Personaggi della nostra storia: Girolamo Gravina

Calogero Ariosto
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Girolamo Gravina nasce a Caltanissetta nel 1603. E’ primogenito di Don Carlo e Donna Isabella del ramo siciliano dei Gravina, nobile famiglia normanna.

Viene tenuto a battesimo dai Conti di Caltanissetta Don Giovanni e Donna Maria de Moncada. A conferma dell’alto rango familiare, sua sorella Sancia andrà in sposa a Luca Barile della potente e influente famiglia napoletana dei Conti Marsi venuti a Caltanissetta.


Nonostante il suo alto lignaggio, sceglie di entrare come novizio nella Compagnia di Gesù a Palermo. E’ il 3 novembre del 1618. Girolamo ha quasi sedici anni. Sembra una scelta dura, impegnativa, pesante ma per il giovane gesuita è niente.

Completa gli studi teologici e chiede di andare missionario in India. Viene giudicato ancora inesperto per l’impegnativo incarico. Non si dà per vinto e scrive ben ventidue lettere di suppliche al Padre generale Muzio Vitelleschi, affinché venga affidato alla vita evangelizzatrice.

La sua ostinazione ha successo e dopo essere ordinato sacerdote, nel 1635 si imbarca a Lisbona con trentuno compagni, tra cui i siciliani Ludovico Buglio, Giuseppe Chiara e Francesco Brancati, che gli sarà sempre vicino, e con il napoletano Marcello Mastrilli.

L’anno seguente giunge a Macao. Apprende la lingua cinese. Viene inviato ad Hangzhou dove gli viene affidata la enclave cristiana di Jiangnan. A Shangai battezza oltre duemilacinquecento nuovi cristiani. La sua attività missionaria viene avversata dalle Autorità locali. Nonostante questo riesce a convertire e battezzare tra il 1644 e 1638 oltre tremila nuovi cristiani.

La sua opera di proselitismo è instancabile. E’ continuo bersaglio dei bonzi che tentano di avvelenarlo. Bruciano la sua chiesa ma lui la ricostruisce.

Rimane in Cina ventisette anni, patendo fame e stenti. Subisce gli effetti della locale guerra civile, venendo salvato più volte. Una prima dal geografo e cartografo Padre Martino Martini da Trento e una seconda da Padre Adam Schall von Bell di Colonia, matematico e astronomo, incaricato di riformare il calendario cinese.

Malgrado queste ostilità riuscirà a convertire al cristianesimo il letterato Giovanni Kin, figlio del vicerè del Koang-si. Kin donerà la sua casa per farne una chiesa.

Nel 1660 è a Tchang chau dove ricostruisce una chiesa distrutta l’anno prima. Rifiuta l’offerta di costruire un proprio collegio dove stabilirsi, preferendo la missione pastorale al fine di svolgere e attuare nel mondo gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa.

Disordini e guerra civile gli faranno mancare le risorse necessarie per suo il sostentamento, costringendolo alla inedia. Le notizie sul suo pessimo stato spingono i Capi Missione a inviare Padre Brancati per visitarlo e curarlo.

L’intervento si rivelerà tardivo e al compagno gesuita non resterà che impartire l’estrema unzione a Padre Girolamo che cesserà la sua vita terrena a Changshu il 4 settembre del 1662.

Di Girolamo Gravina, oltre alla immensa opera missionaria improntata al rispetto della cultura cinese, filtrandone usi e costumi alla luce della dottrina cristiana, rimangono i suoi scritti in lingua cinese: “Considerazione su Dio e la Redenzione”, un manuale di catechismo e “Un trattato per confutare gli errori”. More solito, nessuno è profeta in patria.

A Caltanissetta del grande gesuita e missionario Girolamo Gravina rimane solo una via secondaria a lui intitolata

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