6 novembre: sit-in a Palermo per l’emergenza-acqua

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La Sicilia della grande sete a Palermo: mercoledì 6 novembre dalle 9 davanti al palazzo della Presidenza della Regione si sono dati appuntamento per un sit-in di protesta i Comitati per l’acqua delle tre province interne, in cui l’emergenza idrica è diventata insopportabile, con il prosciugamento degli invasi che allunga i tempi di distribuzione dell’acqua oltre ogni limite.

I Comitati chiedono di poter parlare con il Presidente della Regione, Renato Schifani, non soltanto per manifestare il disagio dei cittadini, privati di un diritto fondamentale e irrinunciabile per la salute e la sicurezza, oltre che per la civiltà, desiderano anche chiedere tempi certi e soluzioni da parte della Regione, che è l’organo responsabile della gestione delle acque enon può continuare a raccontare la favola della pioggia che non arriva.

Finora non sono stati garantiti standard minimi di distribuzione dell’acqua, soprattutto nelle province interne, e nel medio e lungo termine non si annunciano soluzioni per un problema che esiste da decenni e che condiziona pesantemente la vita, l’economia, il lavoro e la produzione, mantenendo la Sicilia incatenata al sottosviluppo.

A Caltanissetta il Comitato delle Mamme per l’acqua sta organizzando la partecipazione al sit-in di Palermo e da mesi si sta impegnando, tra mille ostacoli, per mantenere viva l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica.

Il primo problema è quello della distribuzione equa in tutte le zone della città: “Chiediamo un equo accesso all’acqua, senza disparità e turni di distribuzione diurni per evitare di dover svegliare i bambini di notte. Le famiglie non dovrebbero dipendere dalle autobotti private, che molti non si possono permettere. Inoltre chiediamo la riduzione delle bollette per chi riceve acqua sporca e l’acquisto di un numero sufficiente di pompe di sollevamento, che oggi risultano insufficienti”.

Sarà importante esserci, a Palermo il 6 novembre, da cittadini responsabili che difendono attivamente i loro diritti e non esercitano soltanto il diritto di lamentarsi, aspettando il miracolo, senza crederci poi neanche tanto

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