80° dalla nascita di don Vincenzo Sorce. Gli è stata intitolata una strada sette mesi fa, ma la delibera non ha ancora attuazione

redazione
redazione 163 Views
7 Min Leggere

Riflessioni di Casa Rosetta sul valore dei suoi servizi per le persone fragili o bisognose di aiuto. L’importanza della realtà occupazionale (240 dipendenti qualificati e stabili), e della reputazione nazionale e internazionale

dalla Segreteria di Presidenza di “Casa Rosetta” riceviamo e pubblichiamo:

L’Associazione Casa Rosetta ricorda giovedì 28 novembre il fondatore don Vincenzo Sorce nell’ottantesimo anniversario della nascita. E lo farà con sobrietà, con brevi riflessioni all’interno di ciascuna struttura, e con alcuni incontri con giovani, studenti e no, nella sede di “Al Centro”, recentemente trasferito in via De Nicola, e fondato due anni fa: luogo di ascolto e di laboratori creativi di aggregazione giovanile, e di risposta e prevenzione del disagio e dei rischi di dipendenze patologiche.

Domani pomeriggio, venerdì 29, don Vincenzo, che si è spento nel 2019, sarà ricordato anche durante la messa delle ore 18 nella parrocchia San Biagio. La ricorrenza – sottolinea una nota dell’Associazione – è anche un’opportunità per una riflessione cittadina sul valore dell’opera fondata da don Sorce a Caltanissetta: eroga servizi sanitari e socio-sanitari che le strutture pubbliche non potrebbero assicurare, costituisce una notevole realtà occupazionale con 240 posti di lavoro qualificati e stabili, ha in campo nazionale e internazionale un’alta reputazione per la qualità della sua azione.

Dal 2020 Casa Rosetta è il riferimento per l’Italia di ISSUP, Società Internazionale dei Professionisti della Prevenzione e del Trattamento per l’uso di Sostanze, promossa dall’agenzia dell’ONU per la lotta contro la droga e il crimine. E nel Forum nazionale sulle dipendenze patologiche, il mese prossimo a Riva del Garda, Casa Rosetta – invitata a tenere una delle relazioni – porterà il proprio contributo originale su “Nuovi strumenti per nuovi utenti: esperienze sul campo”.

“L’Associazione – dice il presidente Giorgio De Cristoforo, succeduto a don Sorce con il quale aveva condiviso progetti e azioni fin dal primo embrione di Casa Rosetta, negli anni Ottanta – avrebbe voluto celebrare questa data anche con lo scoprimento della targa toponomastica di intitolazione a don Vincenzo della strada traversa di viale della Regione che dà accesso a Villa Ascione, la prima comunità terapeutica nata nel 1985.

Su richiesta di Casa Rosetta la precedente Giunta comunale il 15 aprile scorso ha deliberato l’intitolazione e la Prefettura due mesi fa ha dato il nulla osta necessario perché non sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa del de cuius). Alle nostre recenti richieste di formalizzare, magari il 28 novembre, l’intitolazione, il nuovo sindaco Tesauro ha parlato di non precisati “chiarimenti” ancora necessari da parte dell’Agenzia del Demanio.

Non abbiamo capito qual è adesso il problema, visti gli atti ufficiali già compiuti dal Comune e dalla Prefettura. Ma con rammarico abbiamo dovuto prendere atto che ricordare il fondatore di un’opera così rilevante è complicato. E tornano alla mente le tante amarezze vissute da don Vincenzo citando quel versetto del vangelo di Luca che dice: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.

“Più che le parole, comunque, – aggiunge il presidente De Cristoforo – ricordano don Vincenzo Sorce a Caltanissetta e altrove le opere da lui fondate e quelle nate dopo la sua morte”.

Casa Rosetta ha a Caltanissetta due comunità terapeutiche (Villa Ascione, La Ginestra) per il trattamento delle dipendenze patologiche, un centro di riabilitazione per disabili neuropsichici, due comunità alloggio per disabili psichici, una casa famiglia per malati di Aids, un laboratorio di genetica; opera anche con strutture non convenzionate con il servizio sanitario, e sostenute soltanto dalle risorse dell’Associazione, come il centro non residenziale per il recupero dal gioco d’azzardo patologico, e il consultorio di sostegno psicologico; opera qui anche un corso di laurea triennale per la formazione di educatori professionali, in affiliazione con la Pontificia Auxilium.

L’Associazione ha inoltre una comunità per le dipendenze patologiche a Caltagirone, due case alloggio per minori in situazioni di disagio a Ragusa e a Roma, una casa famiglia per malati di Aids a Partinico.

Da trent’anni è presente in Brasile (Rondonia) una filiazione di Casa Rosetta, e da vent’anni opera a Tanga, in Tanzania, una missione che accoglie minori sieropositivi dalla nascita o disabili. L’Associazione ha svolto più volte per conto dell’Onu progetti di prevenzione e di formazione contro la droga in vari Paesi d’Europa, Asia e Africa.

Missione-finalità statutaria dell’Associazione è il sostegno e la cura delle persone fragili, vulnerabili, bisognose di aiuto; e l’attività è svolta in una prospettiva cristiana di umanesimo integrale, di centralità della persona, di relazione di prossimo, e con un costante riferimento ai valori della vita e al miglioramento dei servizi: pilastri di Casa Rosetta sono anche la formazione e la spiritualità.

E oggi l’Associazione è anche impegnata nelle province di Caltanissetta, Agrigento ed Enna in un progetto biennale – intitolato “La Persona al centro”, e approvato dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio – di prevenzione del disagio giovanile e dei rischi di dipendenze patologiche, e di formazione rivolta agli insegnanti.

Don Sorce diceva che «Il futuro è un diritto di tutti, dei più piccoli, dei più deboli specialmente. Diritto di vivere con dignità e di morire amati, rispettati, serviti. Diritto di futuro da costruire insieme, con la forza della condivisione. Diritto di sperare fondato sulla verità della risurrezione del Cristo, principio di un mondo nuovo, di una società nuova, di un futuro nuovo».

“Coltivava fortemente l’impegno e la speranza, don Vincenzo. E Casa Rosetta – dice ancora il presidente De Cristoforo – in continuità con quella missione è impegnata anche ad essere risorsa per il territorio, e a contribuire alla costruzione di cittadinanza attiva contro il “sonnambulismo sociale” descritto dal Censis e l’”anemia etica” spesso citata e analizzata da don Massimo Naro”.

Condividi Questo Articolo