Cade l’accusa di associazione a delinquere, con la formula perché il fatto non sussiste, per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante (condannato a 8 anni in appello) e altri due imputati nell’inchiesta su presunte attività di dossieraggio.
Lo hanno deciso i giudici di Cassazione che hanno fatto cadere le accuse anche per i reati di rivelazione del segreto di ufficio e di accesso abusivo a sistema informatico, “in questo ultimo caso limitatamente alle condotte poste in essere fino al giugno 2014” per intervenuta prescrizione.
I giudici hanno disposto, quindi, un appello bis per il ricalcolo della pena per i reati di accesso abusivo compiuti dopo il 2014 e di corruzione, fattispecie per le quali è stata dichiarata “irrevocabile la responsabilità penale”.
Fin qui la notizia ANSA.
È il sigillo sulla normalizzazione? Il “sistema” Montante dunque non sarebbe mai esistito, nessun traffico di influenze, nessun governo parallelo, nessuna lobby politico-affaristico-etc. etc., niente di tutto quello che per anni è stato sotto gli occhi di tutti, di cui tanti hanno usufruito con profitto e di cui pochi oppositori hanno pagato i prezzi?
Chissà cosa avrebbe pensato e scritto Leonardo Sciascia, che sapeva individuare le imposture sotto la superficie della legalità, in tempi non sospetti.
La Cassazione non entra nel merito dei contenuti processuali, ma si limita ad eccepire sui vizi di forma e di procedura, che a volte diventano trappole ribalta-sentenze.
C’è stato anche un tempo, alla fine del secolo scorso, in cui in qualche sezione della Cassazione qualcuno “aggiustava le sentenze”.
Intanto, in questi ultimi dieci anni, (le indagini su Montante presero avvio nel 2014), un piccolo impero di imprese si è disfatto nei fallimenti e poi sottotraccia si è ricostituito nelle mani dell’antico padrone. La “roba”, avrebbe scritto Verga, non ce la si lascia strappare di mano, nemmeno dall’azione della giustizia o dello Stato. La “roba” è quello che rimane del potere, quando il potere finisce.
Se ci si limitasse a questo, dopo la sentenza, potrebbe persino bastare, a non fare altri danni.
Ma chi ha fatto parte del “sistema”, complice, asservito, testimone silenzioso, ufficiale di collegamento, commensale, socio, ispiratore, mandante, come si sta riposizionando nel nuovo contesto? O si è già riposizionato, in forma più discreta, meno esibizionista, meno volgare, più efficacemente imprenditoriale, nel grande risiko dei poteri forti che sulla testa della democrazia decidono e comandano, invisibili, sulle risorse, sugli interessi, sul potere che interessa davvero chi tiene i fili delle nostre vite senza farcene accorgere? Forse