Le indagini del Commissario Falconara 5° puntata

Lillo Ariosto
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Maria Stella

I fiori bianchi della Pomelia spiccavano alla luce della finestra del suo ufficio dell’agenzia immobiliare in cui lei era senior dealer. L’apertura dava su quello che una volta era il “Piano Caitano”, una liscia balata rugosa (l’ossimoro è sempre in agguato). Terra appetibile per i potenti amministratori di inizio Novecento che l’avevano deputata a luogo destinato all’edificazione di un’opera pubblica adesso stanca della sua originaria missione.

La pianta – così battezzata dal botanico francese Charles Plunier – era un altro dei cespiti ereditari lasciati da Cristoforo Colombo dopo la scoperta della futura patria degli yankee. In Europa era arrivata ad opera dei conquistadores spagnoli. In Sicilia aveva trovato sede distaccata, così come i discendenti dei nuovi conquistatori che la governavano. Era considerata simbolo di amore e fedeltà.

A questi valori Maria Stella Lo Manto era oltremodo legata. Come era legata al suo uomo, Filippo Falconara, commissario della questura di Calatorre. Per lui, Maria Stella, rappresentava un punto fisso, un riferimento come l’Astro Polare a cui si affidano i naviganti. Da uomo di razza sicana, Falconara non era estraneo ai retaggi della mascolinità tradizionale e quindi evitava di far trasparire questo sentimento. Maria Stella lo sapeva, anche se fingeva di esserne totalmente all’oscuro. Rimaneva serena, consapevole che la grazia – di cui era naturalmente dotata – agiva da calamita incrollabile in direzione del (suo) commissario, con una potenza cui resisti non potest.

Bionda quanto basta, minuta ma di armonia mediterranea, nasino educatamente all’insù, dotata di un sorriso dolce “da arma da guerra”. La sua grazia si manifestava nell’andatura sbarazzina, dai piccoli passi, veleggiando con discrezione sulle punte. Con Falconara si erano incontrati a una cena fra amici. Entrambi non si erano piaciuti. Al commissario era sembrata troppo sulle sue ma di emozionante distacco (sfiorato l’ossimoro).

Maria Stella, per Falconara, emanava una aria di unicità che la faceva apparire inavvicinabile. Proprio questo etere di esclusività era stato per lui, uomo di sfide, una inconscia carica di richiamo. Lei, apparente algida (Maria) stella, a quella cena non aveva neanche notato la presenza di Falconara. Educata dalle Orsoline, da cui aveva ricevuto un imprinting religioso da scuola materna, manteneva educatamente ma senza afflato la conversazione con il convitato-a di turno, accompagnandolo-a con fare gentile nella interlocuzione di rito.

Di Falconara aveva notato distrattamente il trench di taglio british, non molto usuale nell’ambiente. A metà banchetto casualmente si erano guardati e si erano ignorati vicendevolmente. Solo al momento del congedo si erano incrociati, non si sa se casualmente, sulla porta. Falconara le aveva ceduto il passo. Lei aveva (an) notato l’inconsueto gesto galante. Ne aveva perso il ricordo.

Quella sera Maria Stella guardò negli occhi Falconara, notando un impercettibile momentaneo strabismo che la colpì. In quell’attimo si salutarono, scambiandosi un invisibile “Au revoir”

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Continua...

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