L’ex magistrato Gioacchino Natoli interrogato per 12 ore in Procura a Caltanissetta

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Scenari inquietanti e complicati continuano ad emergere nelle indagini sulle stragi del 1992 alla luce delle scoperte degli ultimi giorni da parte della Guardia di Finanza nissena.

Le buste ritrovate dalla Guardia di Finanza negli archivi della Procura di Palermo, contenevano le intercettazioni degli anni ’90 sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nel settore imprenditoriale e, in particolare, nelle aziende del Gruppo Ferruzzi.

Quattro buste gialle con sopra i timbri della Guardia di Finanza apposti nel 1992, riemerse dopo due anni di ricerche, durante i quali sono stati passati al setaccio circa 2000 faldoni, sono materiale prezioso  per le indagini sulle stragi del 1992 ed in particolare sul filone “Mafia e appalti” su cui sta indagando il pool stragi di Caltanissetta diretto da Salvatore De Luca.

I militari della Finanza dovranno accertare se il lavoro svolto alla procura di Palermo all’inizio degli anni ’90 sia stato coerente o meno con i provvedimenti giudiziari adottati poco prima della strage di via D’Amelio, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta il 19 luglio del 1992.

Queste intercettazioni erano state ritenute irrilevanti dalla Procura di Palermo che aveva emesso un ordine di distruzione. Sono le intercettazioni a carico dei mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura, dell’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco e dei vertici del Gruppo industriale Ferruzzi, gli imprenditori Raoul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini.

Anche sulla base di questa nuova documentazione, ieri al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta l’ex magistrato Giacchino Natoli è stato sottoposto a 12 ore di interrogatorio, rispetto alle ipotesi di reato di favoreggiamento alla mafia e calunnia avanzate dalla Procura di Caltanissetta.

I pm di Caltanissetta hanno ipotizzato nei suoi confronti i reati di favoreggiamento alla mafia e calunnia. La procura nissena ha contestato a Natoli l’insabbiamento dell’inchiesta mafia-appalti, che era stata avviata a Palermo all’inizio degli anni ’90, per favorire esponenti mafiosi come l’imprenditore palermitano Antonino Buscemi, fedelissimo di Totò Riina.

Natoli, accompagnato da un team di avvocati composto da Ninni Reina, Fabrizio Biondo ed Ettore Zanoni,  ha chiesto di essere ascoltato dalla Procura nissena e ha voluto chiarire dinnanzi i pm la sua posizione sulla vicenda che riguarda anche la presunta distruzione delle bobine, già trovate qualche tempo addietro dalla Guardia di Finanza e adesso i brogliacci.

Dodici ore di interrogatorio per passare al microscopio tutti i fatti del 1991 e 1992, un interrogatorio in cui l’ex magistrato avrebbe risposto a tutte le domande dei pm. Quando era stato iscritto nel registro degli indagati insieme al collega Giuseppe Pignatone, Natoli si era avvalso invece della facoltà di non rispondere.
I nastri all’attenzione dei pm nisseni, secondo un vecchio documento, firmato dall’ex pm di Palermo Gioacchino Natoli dovevano essere distrutti. La distruzione – secondo un accertamento tecnico calligrafico – sarebbe stata aggiunta a penna dall’aggiunto Giuseppe Pignatone.

Per i pm nisseni Natoli, su input di Pignatone e dell’allora capo della Procura Pietro Giammanco, avrebbe voluto “occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, avrebbe disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci”.

Quelle intercettazioni, però, non sono mai state distrutte e sono state ritrovate, dopo 33 anni. L’ordine di distruzione non era stato eseguito. La scoperta dei brogliacci consentirà alla magistratura nissena di capire se le intercettazioni erano irrilevanti, come secondo la procura di Palermo, o se invece possano contenere elementi utili alle indagini.

I pm nisseni in particolare stanno cercando di accertare se ci siano stati nessi tra la vecchia inchiesta e l’eliminazione di Borsellino. Secondo gli inquirenti nisseni Natoli avrebbe agito in concorso con l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto, con l’allora capitano della Guardia di Finanza Stefano Screpanti, oggi generale, e con l’ex magistrato Giuseppe Pignatone, che potrebbero essere riascoltati dalla Procura nissena.

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