NUOVA OPERA DI ROSK NEL SUO PAESE DI ORIGINE
Un “carusu” di 150 anni fa che guarda la movida dei carusi di oggi, al centro di Serradifalco: l’ultimo murale di Giulio Rosk campeggia sulla parete esterna di un edificio privato all’incrocio tra via Alessandro Manzoni e via Cavalieri di Vittorio Veneto, un luogo di ritrovo per i giovani di Serradifalco che frequentano i locali che animano la sociabilità del “paese delle miniere e delle tradizioni”.
Il murale è stato prodotto per intervento di Sicilbanca, attraverso la sua istituzione culturale Fondazione Sicana, nell’ambito di un progetto di street art per la promozione del territorio, con una “restituzione di bellezza” che ha già portato alla realizzazione, a Marianopoli, di un altro murale di Rosk, “La Dama di Mitistrato”. Da fine agosto, a Serradifalco, “I carusi” racconta un’altra pagina di storia, drammatica e lacerante, della storia degli ultimi due secoli nella Sicilia dello zolfo.
«Questi progetti artistici – dichiara il Presidente di SICILIBANCA Giuseppe Di Forti – rientrano in un’iniziativa più ampia che mira non solo alla riqualificazione urbana, ma anche a ribadire che SICILIBANCA è al servizio del territorio, con un approccio umano, etico e trasparente. Con l’opera ‘I Carusi’, in particolare, desideriamo coinvolgere i giovani, affidando loro la memoria storica di questa terra e incoraggiandoli a essere protagonisti attivi del loro futuro».
Il murale è una icona della memoria, per non dimenticare la storia di un territorio in cui in ogni famiglia c’era stato un “carusu” di miniera, e vuole rivalutare la dignità di quella esperienza di lavoro e di sfruttamento che è costata la vita a tanti ragazzi ed è stata il prezzo pagato per costruire il benessere e lo sviluppo di intere comunità.
Giulio Gebbia, in arte Rosk, è nato proprio a Serradifalco nel 1988. Oggi vive a Palermo, dopo aver lavorato a Milano, a Miami e in Sud America, ed è uno degli street artist più prolifici della sua generazione. Laureato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, si distingue per il suo stile, un mix tra iperrealismo e onirico, alimentato da una solida competenza tecnica.
Nel murale di Serradifalco Rosk ha ritratto un ragazzo, uno dei “carusi”, (i bambini che dai 7-8 anni lavoravano nelle miniere di zolfo in condizioni estreme di miseria e sfruttamento), che tiene in mano una “citolena” (lampada ad acetilene), ed è accompagnato da un asinello, anch’esso strumento obbediente di lavoro nel buio delle gallerie, da dove non sarebbe uscito che alla fine della sua vita.
In alto vola un falco, simbolo di Serradifalco, ma anche metafora di visione ampia e di prospettiva, mentre sullo sfondo si intravedono dei graffiti, come quelli della street art praticata dall’autore.
La street art è un’arte pubblica, visibile a tutti, che caratterizza lo spazio urbano in cui si propone e diventa parte integrante dell’immagine dei luoghi, della loro memoria collettiva. Un’arte inclusiva, popolare, che vuole provocare meraviglia per suscitare speranza, dimostrando che è possibile aver cura e coltivare i propri sogni, soprattutto quelli i più colorati.