Una coppola al giorno per sorridere alla vita coi colori della nostra bella e solare Sicilia. Questo il motto di Pino Messina, collezionista di…coppole. La sua variegata e coloratissima collezione di coppole e talmente vasta che ne indossa una diversa al giorno, intonandole non solo all’umore, pressoché sempre solare e aperto alla vita, ma anche alle stagioni e all’abbigliamento.
Una collezione cresciuta negli anni e di cui non solo va fierissimo, ma adesso fa anche tendenza nella cittadina manfredonica di Mussomeli, dove seguono il suo esempio di sicilianità altri amanti della coppola quale copricapo distintivo e personalizzato.
Presentiamo Pino Messina, esuberante pensionato da pochi anni che, una volta chiusi i battenti della sua cinquantennale attività commerciale, ha pensato bene di dedicarsi ai giovani della terza età, tant’è che è vice presidente del Centro diurno per anziani “Francesca Sorce” e organizza spesso gite, incontri, serate di ballo.
In città però, dicevamo, è soprattutto noto per le sue coppole.
“Cominciai a collezionare coppole tanti anni fa. Mia madre aveva un negozio di merceria e io di tanto in tanto andavo con mio padre a Palermo, dove lui faceva le sue compere presso vari negozi all’ingrosso e altri. Tra questi altri c’era un negozio di coppole che mi affascinò fin dalla prima volta che lo vidi, tant’è che in seguito, quando anch’io cominciai la mia attività commerciale e mi recavo spesso a Palermo, pur a distanza di anni lo riconobbi.
Mi trovai a passare per caso da Via Garibaldi, una strada non distante dalla stazione ferroviaria, e a un tratto rividi proprio quel negozio di merceria dove si serviva mio padre. E c’era perfino lo stesso gestore, ormai anziano, ma sempre attivo dietro il bancone. Il cuore fece un saltò in gola, mi feci riconoscere, lui ricordò mio padre e ci soffermammo a parlare e a rievocare i bei tempi andati. Alla fine, anche lui contento per aver rispolverato quei bei ricordi, mi regalò una coppola.
Cominciò così la mia collezione, ormai trent’anni addietro, e da allora ho collezionato quasi duecento coppole tra estive e invernali che indosso a seconda dell’abbigliamento giornaliero e ormai non esco mai senza una coppola. Ne posseggo alcune che sono state dipinte a mano, anche se la più originale è questa qua, con l’anguria.
Le ho comprate tutte in quel negozio in via Garibaldi e in seguito seppi che il titolare possiede una fabbrichetta e fornisce quasi tutti gli aeroporti d’Italia. Col passare del tempo questo mio vezzo è diventato una sorta di brand qui a Mussomeli e ho anche regalato tante coppole agli amici e continuo a farlo. Un paio sono anche arrivate a Londra. E io, ovviamente, per il prossimo Natale mi sono già regalato altre coppole che sono state già commissionate e arriveranno a giorni.”
Pino Messina ci ha fatto toccare con mano, letteralmente, la differenza tra coppole estive, di tessuto molto leggero, e coppole invernali, chiaramente più avvolgenti e protettive nel loro caldo e spesso tessuto.
“Io ormai non posso più uscire senza la mia coppola, sia d’estate che di inverno. Ci sono anche dei professionisti che hanno voluto conoscere il mio fornitore di fiducia. Per la verità all’inizio me la tiravo un poco e dicevo loro che me le facevo spedire dalla Florida, Stati Uniti d’America. Poi, però, ho rivelato il mio piccolo segreto palermitano.”
Nel sua galleria dei ricordi, la casa materna affacciata sul soleggiato quartiere di Sant’Enrico e già comperata da un americano, Pino Messina mostra anche l’unico calendario realizzato dai Beatles nel 1964 autografato originario e comprato all’asta.
“Adesso dovrò spostare la mia collezione di coppole visto che la casa è pressoché venduta nell’ambito del progetto Case1€uro e confido di organizzare una nuova mostra delle mie coppole come già avvenne in passato presso il centro diurno per anziani. Il mio sogno però, è che anche da noi tornino ad aprire i negozietti, come una volta, e tra questi anche uno di coppole per i tanti turisti che mi piacerebbe vedere aggirarsi tra i nostri vicoli e vicoletti, magari soffermandosi ad ammirare le porte tingiuti e gli antichi palazzi nobiliari e magari gustando un trancio di sfincione caudu caudu appena sfornato da uno dei nostri panifici.”
