“Noi ci siamo”, presentato il Report dell’osservatorio Giovani della Caritas diocesana

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Una Chiesa in ascolto, per imparare ad ascoltarsi” esordisce così padre Daniele Lombardo, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile aprendo la tavola rotonda in cui è stato presentato il primo Report Survey 2024 dell’Osservatorio Giovani, elaborato insieme alla Caritas diocesana (diretta da Giuseppe Paruzzo) e sintetizzato in una serie di dati e tabelle che smentiscono molti luoghi comuni sui giovani, che rappresentano invece un potenziale prezioso dentro il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando.

Ascoltare i giovani diventi una missione permanente della Chiesa diocesana – continua padre Lombardo – un ministero di ascolto e di accompagnamento, che riesca a rafforzare lo stile comunionale e contrastare la spirale dipendenze-violenza-depressione”.

Dallo scorso maggio Caritas e Pastorale Giovanile hanno somministrato un questionario ad un campione significativo di 545 adolescenti e giovani adulti, prevalentemente di cittadinanza italiana,  abitanti a Caltanissetta e in piccoli centri urbani della diocesi, con 34 items e domande per lo più a risposta chiusa, in modalità esclusivamente digitale, inviando il link del questionario attraverso whatsapp, invitandoli a inquadrare il QRcode.

Il questionario ha toccato diversi temi: famiglia, scuola, lavoro, tempo libero, amicizia e amore e ha permesso di esplorare i loro timori nei rapporti interpersonali, il coinvolgimento nel volontariato e la percezione di alcuni concetti-chiave come solidarietà e auto-realizzazione. Preponderante, rispetto al tempo libero, l’utilizzo dei social (Instagram, Whatsapp e Tik Tok nell’ordine di preferenza), ma quasi a pari merito con “uscire con gli amici”. Solitarietà e ricerca di socializzazione convivono quindi nelle giornate dei ragazzi.  

Valentina Riso, pedagogista e formatrice, ha sintetizzato con cinque C le coordinate del progetto di contrasto alle povertà educative basato sull’Osservatorio Giovani: Conoscere, Capire, Comprendere, Cuore (I care) e Cura. Agire con delicatezza rispetto alle fragilità dei giovani e soprattutto cominciarsi a fare delle domande, senza giudicare.

Rosario Cigna, sociologo, sottolinea come andrebbe abbandonato lo “sport nazionale” di colpevolizzare i giovani, che sono invece una generazione ferita, anche quando dimostra disinteresse per le attività culturali “tradizionali” in cui non vengono coinvolti come protagonisti. I social ostacolano modelli di socializzazione autentica, esercitando una forte pressione sulle “identità pubbliche” che si assumono sui social, con un intreccio di dipendenza, fake news e disagio mentale che polarizza su posizioni sempre più estreme la comunicazione nello spazio virtuale.

Anche la psicologa Maria Concetta Muscò ha evidenziato gli effetti psicologici dei social, che possono rappresentare un ambiente “protetto” per le relazioni, in cui si osservano gli altri più che dialogare, in cui c’è meno empatia e meno emozioni, pur di evitare il rischio-rifiuto, e che andrebbero integrati con relazioni face-to-face, anche partendo dal loro mondo virtuale, per contrastare le loro paure: la solitudine e soprattutto il non sentirsi all’altezza delle aspettative.

Estremamente interessante la testimonianza di Giuseppe Notarstefano, studente del Liceo Scientifico, che è ripartito proprio dagli strumenti digitali, utili a de-responsabilizzare, a garantire distacco emotivo, quel “truccarsi il cuore” di cui ha parlato in questi giorni Papa Francesco. È importante dare ai giovani centralità, offrire protagonismo, coniugare, se occorre, social e cultura, formando community anche di giovani cristiani, seguendo il metodo del workshop per attivare le loro risorse.

Infine Suor Consuelo Benedetta, collegata online dal monastero delle Clarisse, il luogo in cui, per definizione, la connessione con se stessi è più forte e si nutre di silenzio e di riflessione: propone lo stesso metodo, da insegnare ai giovani, per scoprire le cose belle che esistono dentro di noi e nella vita che ci circonda. È importante trovare un equilibrio tra le diverse “connessioni” per la ricerca dell’essenziale.

Sono stati interpellati anche ChatGPT e Gemini, Intelligenza Artificiale, con le stesse domande rivolte ai presenti dalla moderatrice Valentina Curione, e anche le loro risposte hanno confermato i dati del Report e le testimonianze dei presenti.

Mons. Onofrio Castelli, nelle conclusioni, ha sottolineato la centralità delle relazioni autentiche, ben diverse dai contatti e dalle connessioni, relazioni da mettere al centro della formazione, proprio sulla base dei dati del Report, che va fatto pervenire a tutti i parroci, i sacerdoti e i docenti che con i giovani hanno rapporti.

Dai dati del Report emerge infatti che i giovani sono preoccupati maggiormente dal giudizio degli altri, con una fragilità dell’autostima che rivela un bisogno di accettazione non realizzato. Nel mondo delle loro relazioni però l’amicizia è al primo posto, più dell’amore, e mentre rispetto ai luoghi della socializzazione la scuola riveste ancora un primato (77%) mentre lo sport è al 25% e la parrocchia al 30%, quando si parla del tempo da dedicare agli altri solo il 18% dichiara di far par parte di associazioni di volontariato, e prevalgono le risposte indicative di indecisione e non partecipazione.

Paradossalmente le parole “socializzare” e “solidarietà” sono invece al primo posto tra quelle indicate come essenziali, e se a questo dato si unisce il primato assoluto della famiglia tra le realtà considerate più importanti, e l’impegno politico a parità di risposte con vita agiata, emerge un bisogno non realizzato di modelli di socializzazione inclusivi in cui sperimentare l’empatia e relazioni significative, stabili e coinvolgenti.

Alla domanda “Cosa vorresti trovare o poter fare nella tua città?” le risposte hanno indicato: Centro polivalente (50%), “Manifestazioni musicali e culturali” (43%) e “Spazi di aggregazione e socializzazione” (42%): nuovi modelli e stili di socializzazione sono implicitamente richiesti da questi dati.

Nelle risposte aperte dei questionari l’ultimo “messaggio in bottiglia” di una ragazza: “Noi ragazzi e ragazze anche se sembriamo vivere ai margini NOI CI SIAMO con la nostra sensibilità e soprattutto con la voglia di partecipare e di essere presenti al servizio degli altri, del nostro Paese e della nostra comunità”.

Bisogna avere sguardo e cuore verso una generazione che non si rassegna ad essere “invisibile”.

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