BERNARDO DA CORLEONE (1605 – 1667) Religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel suo soggiorno a Caltanissetta
Nato il 6 febbraio 1605 a Corleone Filippo Latini è il quintogenito di dieci figli (alcuni testi riportano sette) di Leonardo e di Francesca Xaxa.
Il padre calzolaio e pellettiere, la madre terziaria francescana. Filippo lavora in bottega del padre. La casa di quest’ultimo è conosciuta come “Casa di Santi”, giacché benevolo coi miserabili che porta a casa per lavarli, rivestirli e rifocillarli.
In questo ambiente il giovane Filippo impara ad esercitare la carità e ad essere devoto al Crocifisso e alla Vergine. Tratta bene i suoi dipendenti e non si vergogna di cercare elemosina “per la città in tempo d’inverno per li poveri carcerati”.
E’ un abile spadaccino e svolge il compito di “sciurtiere”, girando per la città armato per garantire l’ordine pubblico. Nella bottega accanto al cordone francescano è appesa una spada che Filippo sa usare con destrezza.
Un solo difetto lo distingue “la caldizza ch’avia in mettiri manu a la spata quandu era provocatu”. Ha la fama di essere “la prima lama di Sicilia” e molti spadaccini vengono da Palermo per sfidarlo.
Nei primi mesi del 1626 Filippo ha uno scontro con un tale soprannominato Vinuiacitu. Questi rimane colpito a due dita, rimando mutilato. Ferito nell’orgoglio assolda – per vendicarsi – un sicario, Vito Canino. Nell’estate del 1626, Canino si presenta alla bottega di Filippo e dopo averlo provocato con insulti e volgarità lo sfida a duello.
Nello scontro Vito Canino rimane gravemente ferito al braccio destro rimanendo invalido per il resto della sua vita. Sconvolto per ciò che ha fatto, Filippo si rifugia nella vicina chiesa dei Cappuccini chiedendo di diventare frate per espiare il proprio peccato.
Comincia così una sorta di postulandato presso il convento dei cappuccini, i frati più vicini ai poveri, frequentando assiduamente i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Dopo più di cinque anni giunge la sospirata autorizzazione a recarsi nel convento di Caltanissetta per il noviziato. E’ il 13 dicembre del 1631, nel convento dei Cappuccini a Caltanissetta e Filippo Latini prende il nome di frate Bernardo da Corleone.
Da una finestra di quel convento, nel maggio del 1625, fra’ Francesco Giarratana aveva avuto la visione di S. Michele Arcangelo che salvava Caltanissetta dalla peste.
A Caltanissetta conduce una vita ascetica fatta di preghiera, mortificazione e ubbidienza. Sarà la regola costante di tutta la sua vita religiosa. Passa la maggior parte della vita in convento facendo il cuoco e curando i confratelli ammalati senza rivelare mai stanchezza e aggiungendo agli impegni ordinari altri supplementari, considerandosi il servo di tutti.
A Caltanissetta resterà per anni il ricordo di questo frate a prima vista rude e scorbutico ma con un animo generoso, dedito alla elemosina e alla conseguente carità verso gli ultimi. Alcuni ritengono che Manzoni per il personaggio di Fra Cristoforo, anch’esso in gioventù irruento e focoso, abbia preso ispirazione dalla vita di Fra Bernardo.
Negli anni trascorsi a Caltanissetta i suoi giorni sono segnati dalla preghiera, dal digiuno e dalla penitenza, usando spesso il cilicio ed il flagello. La professione religiosa lo porta a una nuova vita incamminandosi sulla via della perfezione cristiana.
Viaggia quindi per i vari conventi della provincia cappuccina. Lo troviamo a Polizzi Generosa, Corleone, Bivona. Qui, secondo un aneddoto non attestato da fonti storiche, durante il suo soggiorno molti frati vengono colpiti da una epidemia di influenza.
Bernardo che come frate infermiere è sempre a contatto con i degenti, si ammala riducendosi in fin di vita. Stante la sua antica risolutezza stacca dal tabernacolo della chiesa la statuetta di San Francesco e la infila nella manica del saio rivolgendosi al santo: “Serafico padre, tu lo sai che i tuoi frati di Bivona sono ammalati… chi si prenderà cura di essi? Ti avverto che non uscirai di qui se non quando mi avrai guarito”. L’avvertimento, reminiscenza del suo carattere energico, raggiunge lo scopo. Il giorno successivo Bernardo torna in salute e riprende l’assistenza ai confratelli. Continuerà il suo peregrinare nei conventi cappuccini di Castronovo, Castelvetrano, Sambuca di Sicilia, Bisacquino, Ciminna, Chiusa Sclafani, Agrigento, Caltabellotta, Burgio, Partinico e infine Palermo dove trascorrerà gli ultimi anni sua della vita.
Fra Bernardo da Corleone lì incontrerà sorella morte. Ricevendo l’ultima benedizione, recita: “Andiamo, andiamo” e spira. Sono le ore 14 di mercoledí 12 gennaio 1667.
E’ stato proclamato santo nel 2001 da S. Giovanni Paolo II, dopo un processo di beatificazione iniziato nel 1673, dopo appena sei anni dalla sua morte.


