Personaggi della nostra storia: Gaetano Scovazzo

Calogero Ariosto
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Giurista e politico a cavallo tra due epoche

Tra i grandi politici che Caltanissetta ha avuto nel passato un posto particolare merita Gaetano Scovazzo. Si può considerare il capostipite della classe politica dirigente a cavallo fra l’ancien regime preunitario dei Borbone delle due Sicilie e il nuovo Regno d’Italia sabaudo.

Nasce ad Aidone il 16 gennaio del 1782, comune allora compreso nella Val di Mazzara a cui appartiene Caltanissetta. I genitori Lorenzo Scovazzo e Lucia Cordova lo avviano adolescente presso il Collegio di Noto per vestire l’abito talare.

La tempra del giovane Scovazzo però mal si concilia con la vita monacale a cui rinuncia per conseguire la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Catania.

I suoi studi e le sue qualità relazionali lo portano a Palermo dove opera nel suo ufficio di giurista. Si mostra competente pure nelle scienze economiche, sociali e politiche. E’ esperto in statistica e parla correntemente, oltre al latino e al greco, le lingue straniere più correnti in Europa, il francese, l’inglese, lo spagnolo.

E’ fra i redattori della Costituzione Anglo/Siciliana del 1812 che crea la Valle Minore di Caltanissetta.

Viene nominato Regio Procuratore presso il Tribunale di Palermo nel 1819, recandosi per ragioni del suo Ufficio più volte a Napoli, dove stringe amicizia con il Primo Ministro delle Due Sicilie Luigi de’ Medici e con il suo successore Donato Antonio Tommasi.

E’ amico dei maggiori giuristi del regno borbonico come Agnetta, Napolitano, Foderà e Viola, con cui dialoga rivelando il suo pensiero liberale. Il grande giurista napoletano Francesco Franco lo ammira per la sua vastità di pensiero nel campo del diritto canonico e romano e per la sua perfetta conoscenza degli innovativi codici napoleonici.

Ammira Philippe Merlin de Douai, autore del Repertoire de Jurisprudence dove è contenuto l’intero scibile forense francese e soprattutto di Charles Bonaventure Toullier, autore del Diritto Civile francese, una delle massime opere del pensiero giuridico liberale del tempo.

Studia e commenta le opere dell’autorevole giurista inglese William Blackstone.

Nel 1829 viene nominato Commendatore. Nello stesso anno lo troviamo a Parigi dove stringe amicizia con il Presidente della Camera francese Jean Jacques Dupin.

Dopo i moti del 1830-31 in Sicilia, Re Ferdinando II delle due Sicilie invia come suo Luogotenente il fratello Leopoldo, conte di Siracusa. Questi conoscendo la vasta cultura di Scovazzo lo nomina Ministro dell’Agricoltura e Commercio, per poi condurlo all’importante Dicastero delle Finanze.

E’ molto legato ai suoi fratelli, Nicolò, Luigi e Domenico, quest’ultimo è a capo dei carbonari di Aidone e attivista risorgimentale. E’ padrino del giovanissimo cugino Filippo Cordova, futuro Ministro del nuovo Regno d’Italia, cui lascia in eredità il suo pensiero giuridico e politico.

Muore a Palermo il 7 giugno del 1868. Gabrio Casati, presidente del Senato del Regno d’Italia, così lo commemora: Signori Senatori! È bene triste cosa che ogni volta che siavi alcuna sosta alle nostre riunioni, al primo raccoglierci io debba annunciarvi la perdita di alcuno dei nostri colleghi. E questa volta pure debbo farvi nota quella del commendatore Gaetano Scovazzo, avvenuta il 7 corrente giugno nella senile età di 87 anni. Nato in Aidone, provincia di Caltanissetta. Nominato Senatore, e non ostante la quasi ottuagenaria età, si portò a Torino e prese parte alle discussioni, non isgomentato dalla gravezza degli anni quando rifletteva all’adempimento d’un sacro dovere, dal quale dappoi fu impedito perché la vecchiaia condusse seco l’inseparabile retaggio di malferma salute. Visse tranquillo e stimato in Palermo. L’annunzio dei sua morte riescì doloroso a tutti quelli che lo conoscevano e lo stimavano, e tale sentimento non può non essere diviso da tutti noi”. (Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 giugno 1868).

Il suo monumento funebre in marmo si trova nel Pantheon dei Siciliani nella chiesa di San Domenico a Palermo, con il suo busto marmoreo, opera dello scultore nisseno Giuseppe Frattallone.

A Caltanissetta gli viene intitolata una via, neanche centrale, di rimpetto al Palazzo del Carmine sede del Comune.

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