Successo di pubblico ma occasione mancata, il concerto dedicato alle canzoni di Rosa Balistreri, la cantatrice del Sud, in una Villa Amedeo bene illuminata e gremita di pubblico, con Debora Troìa e Tobia Vaccaro, storico chitarrista della cantautrice di Licata.
Nella voce suggestiva di Debora Troìa vibrava l’eco della voce ruggente di Rosa, nonostante qualche defaillance nella dizione siciliana, ma il repertorio presentato ha seguito una logica particolare, puntando su canti della tradizione secolare siciliana e sulle vicende personali, intimistiche e violente dell’esistenza della cantautrice di Licata, epurando e sterilizzando oculatamente tutta la produzione di protesta sociale che ha reso celebre Balistreri in Italia e in Europa, e accentuando anche con gusto un po’ greve molti doppi sensi dei canti della tradizione popolare più scontata.
Questa scelta di repertorio ha ridotto ad una dimensione folkloristica la testimonianza musicale e culturale di Rosa Balistreri, insistendo maggiormente, nei testi di contestualizzazione biografica tra un brano e l’altro, sulle vicende drammatiche e violente della sua esistenza, oggi purtroppo ancora molto attuali, sollecitando un consenso del pubblico abbastanza scontato.
Indubbiamente il merito del concerto è stato quello di far conoscere un’esperienza e una voce di eccellenza della cultura musicale siciliana anche ad un pubblico e ad una generazione che non ha potuto ascoltare dal vivo la voce straordinaria di Rosa, e questo è sempre positivo.
La rimozione del repertorio identitario della testimonianza sociale di Rosa però manca di onestà intellettuale e di rispetto per il senso autentico dell’arte della nostra cantatrice del Sud, che proprio dal contesto delle lotte sociali ha tratto l’energia per ribellarsi al destino di sottomissione e di violenza al quale, come donna, sembrava essere destinata, e lo ha sempre dichiarato pubblicamente.
Sorprendente persino che in un concerto a Caltanissetta non sia stata cantata “Cartanissetta fa quattru quarteri”, il canto degli zolfatari presente in tutta la produzione discografica di Rosa Balistreri e universalmente conosciuto grazie alla sua voce. Forse non era compatibile con l’indirizzo politico-culturale dell’Amministrazione che ha promosso l’evento. Ma non bisogna avere paura della storia. Mai
