Non vanno bene gli eccessi giovanilistici e non va bene l’eccesso pulsionale incontrollato. Più volte, ho notato che ci sono molti automobilisti che corrono, anche dentro il centro abitato, e non si riesce a capire perché. Ha, forse, un senso cercare la morte e la morte sulle strade, come dicono le statistiche dei tanti morti causati dagli incidenti stradali in Italia?
Ma perché corrono, dove corrono? Hanno fretta perché sono dominati da una incontrollata pulsione mortifera, la pulsione dell’ebrezza giovanile che conduce al suicidio nelle sue diverse forme, anche dissimulate.
Il “reale” (vissuto interiore) è fuori controllo e molti automobilisti, soprattutto i giovani, sono dominati dall’eccesso pulsionale che conduce alla propria distruzione: alcool, droghe, tabagismo, dipendenze varie, violenze contro sé stessi e contro gli altri. La paura dell’altro predomina nelle relazioni e ci si isola.
Lo so per esperienza e per avere studiato gli atteggiamenti e i comportamenti autolesionisti e distruttivi nei confronti degli altri. Anche la formazione di un tumore o altra grave malattia organica può essere originata da una pulsione autodistruttiva, dicono i recenti studi della scienza psicosomatica.
L’uomo maturo e responsabile non cade in certi errori letali. Molti incidenti si potrebbero evitare. Da molto tempo, osservo il disagio giovanile e i suoi problematici risvolti, tra devianza e crisi esistenziali. Poi ci sono anche gli “adulti” che si sentono giovani e vorrebbero fare i giovani, illudendosi.
Anche da noi, c’è un detto che ammonisce e previene: “Corri, corri, che qui ti aspetto!”. Parla la morte! Non è il caso. Ma le cose non accadono per caso. Spesso, le apparenze bonarie nascondono pulsioni e desideri autodistruttivi.
C’è una vasta letteratura scientifica che analizza i tantissimi suicidi dissimulati, per cui si muore sulle strade o per le droghe e per l’alcool o per i fallimenti economico-finanziari o per la ludopatia o per tanto altro!
Se il soggetto non si vuole bene e desidera l’eccesso pulsionale, l’odio verso l’altro diventa autoaggressione, basato sulla mancanza di profonda e reale stima nei propri confronti. La vita che offende la vita e la trasforma in mortifera.
Non tutti. Lo psicopatico non riconosce la legge simbolica del padre e la sua parola e viene indotto ad uccidere l’altro. Forse, come Caino che ha ucciso suo fratello Abele, agito il primo dall’invidia e dalla pulsione mortifera nei confronti del secondo; colpevoli ed innocenti per libero arbitrio?
Questa la scena universale di una rivalità fraterna tra gli uomini che non sanno amare e non sanno cooperare, prigionieri del loro narcisismo malvagio e malato, disposti a prevaricare e comandare sull’altro con sadico piacere.
Molte cose si spiegano a posteriori e dobbiamo a Freud la scoperta dell’inconscio e delle sue dinamiche conflittuali che possono essere sanate; causate da Eros e da Thanatos: amore e morte.
Nel libro “Perché la guerra?” (1938), “Einstein e Freud discutono sul potere distruttivo dell’uomo e la sua innata aggressività, evidenziando la connessione tra amore, conservazione e odio”. La psicoanalisi è una scienza concreta perché l’uomo è quello che è! Una visione disincantata del vivente.
Molte cose non accadono per caso. Anche il comportamento dei politici e del potere politico. Anche il comportamento dei religiosi o dei banchieri o di tanti altri che incarnano un ruolo e una funzione istituzionale pubblica e privata.
Non tutto si può sapere ma molte cose si possono prevedere perché si trasforma la società, cambiano le epoche storiche, ma l’uomo rimane uomo.
Le dinamiche dell’umano, sotto qualsiasi cielo, appartengono a questa terra, su questa terra dominata dall’avidità degli uomini e dalla loro banale e distruttiva ignoranza. La sete di potere, la sete di denaro e di tante altre avidità innescano l’agito pulsionale e distruttivo.
La vera moderazione (sobrietà, in tutti i sensi) è un abito mentale che può diventare un comportamento politico.
Ecco perché, anche nelle scuole, si fanno attività di prevenzione e di conoscenza dei comportamenti errati, per promuovere un’educazione matura e responsabile che possa facilitare una pedagogia della gioia per la vita.
Per credenti e non credenti, la concreta speranza ci viene dalla autentica testimonianza di papa Francesco, morto da poco, che ha voluto promuovere un discorso di fratellanza e di pace non ideologico, con i piedi sulla terra, nei limiti e nelle contraddizioni dell’umano, di un umano troppo umano.
Siamo convinti che il bene genera il bene e il male scava dentro e fa male. Se desiderate: ottimisti per convinzione e per convenienza etica.
Per vivere bisogna desiderare la vita e cassare la morte!
Tonino Calà