“Disarmare la comunicazione e passare dal sensazionale all’essenziale”: i giornalisti nisseni in Seminario dopo il Giubileo

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Un incontro in autentico stile sinodale, quello dei giornalisti nisseni in Seminario, sabato 1° febbraio, in prossimità della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori, quest’anno spostato qualche giorno dopo il 24 gennaio, quando si è celebrato a Roma il Giubileo del mondo della comunicazione con Papa Francesco, a cui ha partecipato anche una delegazione nissena dell’UCSI.

Mons. Onofrio Castelli, vicario generale della diocesi di Caltanissetta, responsabile dell’Ufficio Stampa diocesano e giornalista egli stesso, ha sapientemente guidato il confronto, introdotto da una sua introduzione sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, in cui il Santo Padre invita i giornalisti a “disarmare la comunicazione”, facendosi annunciatori di speranza, il tema, appunto del Giubileo, e non propagatori di un linguaggio violento, fomentatore di lacerazioni, di conflitti e di odio.

Tutte le difficoltà, le contraddizioni ed i problemi dell’attuale condizione della professione giornalistica, o della “missione” come ama definirla il Papa, sono emersi dagli interventi che si sono succeduti: Giorgio De Cristoforo, Alessandro Silverio, Valerio Cimino, Giuseppe Scibetta, Vincenzo Falci, così come Marcella Sardo e Fiorella Falci, di ritorno dalle giornate romane del Giubileo.

Una professione sempre più insidiata dalle difficoltà editoriali ed economiche, che finiscono per vincolare la stessa libertà di espressione dei giornalisti, dalla “concorrenza sleale” dell’Intelligenza Artificiale, dall’individualismo che guadagna terreno sia nelle relazioni sociali sia nei rapporti tra gli stessi comunicatori, il tutto inquinato dalla pervasività dei social, in cui chiunque diventa produttore di “notizie” spesso senza averne le adeguate competenze per distinguere attendibilità delle fonti o la precisione dei dati delle informazioni.

L’esperienza del Giubileo ha fatto maturare alcune domande fondamentali che chiamano i giornalisti e mettersi in discussione per stare al passo, anche come cristiani, alle nuove contraddizioni della contemporaneità. Come diventare produttori non di semplice storytelling, ma di hopetelling, come ha raccomandato Papa Francesco, cioè narratori di speranza, che sanno estrarre anche dal racconto del male i semi di bene che sempre ci sono, e vanno valorizzati e condivisi con i lettori, per dissipare le atmosfere di paura, frustrazione, violenza, che distruggono i legami sociali, e quindi corrodono l’essenza stessa della democrazia.

Il rapporto tra informazione e democrazia è stato uno dei focus del Giubileo della settimana scorsa. Come passare dal “sensazionale” all’”essenziale”, come selezionare i contenuti in un’ottica di costruzione del bene, capovolgendo lo stereotipo consolidato che vuole che a “fare notizia” e produrre consensi e followers siano gli aspetti più deteriori della nostra vita sociale.

È una rivoluzione della mentalità comune, una rivoluzione antropologica, la consegna che il Giubileo della Comunicazione ha affidato ai giornalisti, che vi anno partecipato in quasi 10.000, provenienti da 138 paesi del mondo, non solo credenti e praticanti ma tutti coinvolti dall’approccio inclusivo e responsabilizzante che Papa Francesco ha saputo imprimere a questa prima giornata giubilare.

Le parole di Maria Ressa, giornalista filippina premio Nobel per la pace nel 2021, intervenuta a Roma pochi minuti prima del Papa, hanno sintetizzato efficacemente questo mandato: Collaborare, Dire la verità con chiarezza morale, Proteggere i più fragili e Riconoscere il nostro potere con responsabilità.

A questa consegna è stata dedicata anche la celebrazione eucaristica che ha concluso l’incontro, presieduta da mons. Onofrio Castelli, che ha avuto un pensiero anche per i 500 giornalisti che sono in carcere nel mondo e per gli oltre cento che hanno perso la vita nell’ultimo anno, testimoni coraggiosi di impegno per la libertà in un mondo in cui il rispetto dei diritti umani è sempre più minacciato e compromesso.

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