Il saluto, lo sguardo e le mani del Papa per ciascuno dei partecipanti in una esperienza indimenticabile.
Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata i “Custodi del Bello”, un progetto che coinvolge persone in difficoltà nella cura di beni pubblici in 12 città italiane. Due giorni fa, nella Sala Clementina in Vaticano, Papa Francesco ha incontrato i “custodi” ed i loro accompagnatori, i responsabili del progetto Caritas che si sta svolgendo anche a Caltanissetta, la prima città del Sud ad avere iniziato il percorso nel febbraio di quest’anno.
La delegazione nissena, con i cinque operatori “custodi del bello” che stanno lavorando in questi mesi, era guidata da Giuseppe Paruzzo, direttore della Caritas diocesana, con padre Enrico Schirru, cappellano dell’istituto penale di S. Cataldo, Genny Brucato e Tatiana Speziale della Caritas nissena e Valeria Tumminelli, responsabile di Legambiente che ha partecipato al progetto.
Papa Francesco ha salutato singolarmente ciascuno dei presenti, rivolgendo ad ognuno parole di incoraggiamento e di speranza, stringendo le loro mani e guardandoli a lungo negli occhi, scatenando nei loro cuori una tempesta di emozioni che non dimenticheranno e che rinsalda in modo indelebile la motivazione a realizzare la missione di cambiamento alla quale stanno lavorando, fuori e dentro di sé.
“L’incontro dei nostri “Custodi” con il Santo Padre-ricorda con emozione Giuseppe Paruzzo-è stato un momento di grazia. Papa Francesco ha voluto parlare con ciascuno di loro. Li ha ascoltati ed ha avuto una parola per ognuno, esortandoli a non mollare mai. Quasi nessuno è riuscito a trattenere le lacrime davanti ad un uomo che, nonostante l’età e la visibile sofferenza, non si risparmia donandosi con amore”.
Importanti le parole che il Papa ha rivolto nel suo discorso ai “custodi del bello” che venivano dalle 12 città italiane che stanno realizzando il progetto:
“Essere “Custodi del Bello” è una grande responsabilità, oltre che un messaggio importante per la comunità ecclesiale e per tutta la società. Vorrei perciò riflettere con voi proprio sul nome del vostro progetto che non è un semplice slogan, ma indica un modo di essere, uno stile, una scelta di vita orientata a due grandi finalità: il custodire e il bello.
Custodire significa proteggere, conservare, vigilare, difendere. È un’azione multiforme, che richiede attenzione e cura, perché parte dalla consapevolezza del valore di chi o di ciò che ci viene affidato. Per questo non ammette distrazioni e pigrizia. Chi custodisce tiene gli occhi ben aperti, non ha paura di spendere del tempo, di mettersi in gioco, di assumersi delle responsabilità.
Ognuno, con le proprie capacità e competenze, con l’intelligenza e con il cuore, può fare qualcosa per custodire le cose, gli altri, la casa comune, in una prospettiva di cura integrale del creato.
Sono tante oggi le persone ai margini, scartate, dimenticate in una società sempre più efficientista e spietata: i poveri, i migranti, gli anziani e i disabili soli, gli ammalati cronici. Eppure, ciascuno è prezioso agli occhi del Signore. Per questo vi raccomando, nel vostro lavoro di riqualificazione di tanti luoghi lasciati all’incuria e al degrado, di mantenere sempre come obiettivo primario la custodia delle persone che vi abitano e che li frequentano. Solo così restituirete il creato alla sua bellezza.
E proprio questo è l’altro valore: insieme al custodire, la bellezza. Oggi se ne parla molto, fino a farne un’ossessione. Spesso però la si considera in modo distorto, confondendola con modelli estetici effimeri e massificanti, più legati a criteri edonistici, commerciali e pubblicitari che non allo sviluppo integrale delle persone.
Si tratta, invece, di imparare a coltivare il bello come qualcosa di unico e sacro per ogni creatura, pensato, amato e celebrato da Dio fin dalle origini del mondo come unità inscindibile di grazia e di bontà, di perfezione estetica e morale. Questa è la vostra missione; e io vi incoraggio, come cooperatori al grande disegno del Creatore, a non stancarvi di trasformare il brutto in bello, il degrado in opportunità, il disordine in armonia”.
A Caltanissetta i “Custodi del bello” sono impegnati nella cura e nella pulizia delle aree pubbliche del centro storico, delle ville e delle strade.
Custodi del Bello è un franchising del sociale che contrasta l’emarginazione e la povertà con il lavoro, vuole essere attivatore di processi generativi capaci di innescare cambiamenti sia nella vita delle persone che nella comunità stessa, e intende trasformarsi da iniziativa sperimentale a vero e proprio modello di coesione sociale.
Le città del meridione coinvolte in Custodi del Bello sono cinque: insieme a Caltanissetta, anche Bari, Bitonto, Cagliari e Matera.
Il progetto si articola in tre fasi principali. La prima, in cui enti locali, del terzo settore e le Caritas diocesane selezionano le persone fragili italiane e straniere in stato di difficoltà.
Dopo la selezione, i soggetti vengono formati per far parte delle squadre di intervento (seconda fase) coordinate da personale specializzato e iniziano la loro attività di cura delle città che dura circa 6 mesi.
La terza fase prevede un eventuale inserimento lavorativo dei “custodi del bello”. Grazie al percorso compiuto nelle fasi precedenti, le persone fragili acquistano nuove competenze, ma anche relazioni positive e contatti con la comunità che sono di grande aiuto nella ricerca di un lavoro definitivo.





