Il miracolo della vita

Tonino Cala
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Questa mattina è nato il figlio di una mia carissima collega. Auguri ad entrambi! Spesso, ascoltiamo i tanti discorsi di circostanza, le conferenze culturali, i dibattiti politici, le prediche e i sermoni di religiosi e di moralisti, le lezioni accademiche dei professori, le discussioni tra amici e i conoscenti, le comunicazioni di lavoro, le performances con fare elucubratorio di attori e di attrici, le orazioni funebri, le esibizioni demagogiche dei discorsi da bar e tanto altro.

E quante volte abbiamo pensato dentro di noi: uffa, che noia mortale, quando finisce questa tiritera!

E poi d’improvviso il vero miracolo della vita: il nascere, l’improvviso venire al mondo di una creatura umana, la bellezza inusitata, originale e potente di una vita che strilla e urla la vita. E a tale miracolo mi inchino e sento di potere dedicare alcune mie brevi riflessioni.

Gran parte del nostro tempo è speso per il nulla e ben presto ci accorgiamo di vivere nel nulla! Chi corre dietro al denaro, chi dietro al potere politico, chi cerca l’avventura romantica e sessuale, chi desidera rimanere nella Storia e compie atti di meravigliosa generosità e altruismo, chi realizza imprese di grande valore economico, chi scopre da scienziato fenomeni della natura che non erano stati spiegati, chi realizza opere d’arte di grande talento e meraviglia.

Ma tutto scorre per finire, in direzione dell’esito conclusivo, un vivere per la morte, “un essere per la morte” di heideggeriana memoria. E ci viene da pensare che tutto ci inganna e che tutto ci illude, anche il successo riscosso nella società, anche gli applausi e le acclamazioni che ti concede il mondo.

Sembrerebbe così ma non è così. L’urlo della vita ci riporta alla vita, alla sua semplice esistenza fatta di amore e di creatività, all’incanto prorompente di un’umanità civilizzata che lotta contro le malattie, le guerre, i disastri e per affermare dignitosamente il valore sacro della stessa vita.

E non è forse questo il miracolo autentico di una vita che nasce per caso, senza saperlo, desiderio e atto d’amore di due amanti che si amano nel finito e nell’infinito di un universo che sembra sterminato? Non è forse la poesia che parla la lingua umana che ci dice: “sono qui, sono nato, mi puoi accogliere tra le tue braccia, mi puoi ospitare?”. E non forse questa, più di tanti libri letti e riletti, la cultura di un esserci al mondo che non si ponedomande e che desidera solamente vivere?

Si può anche morire perché tutti siamo sterco del mondo, giusta equazione e livella per i ricchi e per i poveri, indubbio certezza del morire come del nascere. E poi, nel giorno più buio dell’anno, si ricorda la venuta di Gesù di Nazareth, la sua luce che risplende nella notte, la potenza della vita che sconfigge la dissoluzione della materia e dei corpi, la speranza per un’umanità atterrita e spaventata dall’oscurità del nulla: il nichilismo della civiltà consumistica.

Ancora il nascere, il dono di una nascita e il venire al mondo, un miracolo che si ripete da millenni, la straordinaria meraviglia che si chiama avventura umana, il gesto desiderante che fa urlare la vita e ne fa un miracolo, un corpo dello spirito e la sua diversità dalla materia informe e inanimata, un’anima che dice e salva: “In principio era il verbo”.

Una parola, un discorso per dare senso all’esistenza: il nostro desiderio della vita, il desiderio di tutti!

Tonino Calà

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