Lacune e inesattezze nel Disciplinare di Produzione del Torrone di Caltanissetta
dal Torronificio Geraci di Caltanissetta riceviamo e pubblichiamo:
Si è svolta ieri, presso la locale CCIAA, la riunione di pubblico accertamento per l’iscrizione del Torrone di Caltanissetta nel registro europeo delle IGP: il Torronificio Geraci rileva lacune e inesattezze.
Non è passata inosservata l’assenza della stampa locale, anche se numerosa è stata la presenza della Giunta e del Consiglio comunale, dei produttori e delle associazioni di categoria. Una presenza che fa ben sperare e induce a credere che siano in molti, a Caltanissetta, ad avere a cuore le sorti del torrone.
Durante la riunione, avvenuta in presenza dei funzionari del Ministero preposto, il Torronificio Geraci di Caltanissetta ha fatto notare le numerose lacune e inesattezze presenti nel Disciplinare. Lacune che riguardano la quasi totalità degli articoli del disciplinare redatti dal soggetto proponente: dalle caratteristiche fisiche e organolettiche agli ingredienti e al metodo di produzione, fino al legame del prodotto con il territorio.
Tra le lacune più vistose, l’aver dimenticato i riconoscimenti che, in anni recenti, il Torrone di Caltanissetta ha ottenuto:
– L’iscrizione nel Registro dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali tenuto dal Ministero Politiche Agricole e Forestali si trova nella Gazzetta Ufficiale nr 142 del 20 giugno 2012.
– L’iscrizione del Torrone di Caltanissetta al progressivo 174 del Registro delle Eredità Immateriali, Libro dei Saperi, curato dalla Regione Sicilia e istituito secondo la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale approvata dall’Unesco il 17 ottobre 2003, è avvenuta il 14/05/2013.
Il Comune di Caltanissetta, con delibera 35 del 17 marzo 2016, ha infine stabilito l’“Iscrizione del “Torrone di Caltanissetta” nel registro regionale del marchio QS Qualità Sicurezza con contestuale approvazione del Disciplinare di Produzione del Torrone di Caltanissetta approvato, in quell’occasione, da tutti i produttori di Torrone di Caltanissetta.
Il Torronificio Geraci ritiene inoltre che l’IGP abbia un reale valore e sia volano di sviluppo per il territorio soltanto nel caso in cui si avvii una stretta e proficua collaborazione con le filiere locali di miele, mandorle e pistacchi.
Nel caso in cui si volessero approfondire le osservazioni sollevate in merito alla descrizione del prodotto contenuta nel Disciplinare, il Torronificio Geraci, che produce torrone e specialità siciliane dal 1870, a Caltanissetta, è disponibile ad offrire chiarimenti e informazioni aggiuntive“
Fin qui il comunicato del Torronificio Geraci.
Secondo i rilievi del Torronificio Geraci, il più antico della città, operativo sil dal 1870 con riconoscimenti internazionali fin dal 1895, e identificato come una delle aziende in assoluto più antiche della Sicilia, unica azienda nissena ad essere inserita nel Registro Imprese storiche di Unioncamere, sembrerebbe che il Disciplinare approvato non preveda la provenienza siciliana delle materie prime e degli ingredienti, che siano previsti come facoltativi ingredienti (es. glucosio al posto del miele, zucchero, albume e vaniglia) il cui impiego determinerebbe tipologie molto diverse di torrone. Così come la forbice di tolleranza delle possibili variazioni, prevedendo un range molto ampio, dal 10 al 20%, porterebbe ad identificare oltre dieci variabili possibili di torrone, senza prevedere peraltro il torrone al cioccolato, da oltre un secolo radicato nella tradizione nissena.
Per torrone di Caltanissetta si intende storicamente l’insieme delle tipologie di Torrone per le quali il Torronificio Infantolino a metà dell’800 divenne fornitore presso la casa reale Savoia, dunque: Torrone Bloc, Torrone Umberto, Torrone Elena, Torrone Jolanda, Torrone Zara, Torroncini Splendor sono le tipologie che sono state tramandate fino a noi.
La proposta di riconoscimento del Torrone di Caltanissetta IGP si riduce invece al solo torrone Bloc, appiattendo di fatto la ricchezza della tradizione nissena in tema di torrone. È intuitivo che, a lungo andare, vista anche la reazione positiva dei consumatori nei confronti dei prodotti a marchio IGP, le varietà di Torrone di Caltanissetta si andrebbero progressivamente perdendo, comportando un ulteriore impoverimento per la nostra città. Senza contare il danno che subiranno i marchi già registrati.
Nel corso della riunione presso la camera di Commercio l’AD del Torronificio Geraci ha sottolineato come “Per ottenere l’Indicazione geografica di provenienza, IGP, occorre che solo una delle fasi di lavorazione del prodotto avvenga nel territorio di cui il prodotto intenda essere rappresentante. Quindi è possibile produrre il Torrone di Caltanissetta in un’altra città e con materie prime che vengano dall’estero, ad esempio. E poi svolgere solo una delle fasi di lavorazione o confezionamento del prodotto nel territorio di Caltanissetta ed ottenere ugualmente il riconoscimento. Basta poco!
Quale vantaggio otterrebbero dall’IGP le nostre filiere agricole, visto che il marchio non vincola i produttori ad acquistare le materie prime (miele, mandorle e pistacchi) dalle aziende locali?”
“Il Disciplinare del “Torrone di Caltanissetta IGP” – ha proseguito – presenta gravi lacune in merito alla descrizione delle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche ed è decisamente carente in merito alle caratteristiche organolettiche, limitandosi ad elencarne alcune e tralasciandone altre non meno importanti, quali profumo e aspetti legati al senso dell’udito. il Disciplinare non pone alcun vincolo di utilizzo delle materie prime locali, ben più pregiate dal punto di vista qualitativo e care, dal punto di vista economico. Come si può pensare di promuovere lo sviluppo di un territorio se si ammette la possibilità di produrre Torrone di Caltanissetta con mandorla californiana e con pistacchio iraniano? A meno che non si voglia promuovere lo sviluppo del territorio tutto ma soltanto quelle dei produttori. La descrizione riportata nel Disciplinare pone quindi alcuni interrogativi. Si parla, ad esempio, di consistenza dell’impasto croccante e friabile. Se, nella ricetta indicata, l’utilizzo degli albumi è facoltativo, il torrone che si otterrà non dovrebbe essere duro piuttosto che croccante e friabile?“
I funzionari del Ministero hanno ascoltato tutti i rilievi e a breve si saprà se e come verrà integrato il Disciplinare.