Inaugurata “Guerra Santa” di Alberto Antonio Foresta, pittura, istallazioni, performance all’Officina degli Artisti

fiorellafalci
fiorellafalci 271 Views
3 Min Leggere

Non si finisce mai di lavarla, la bandiera della Palestina, nella performance di Alberto Antonio Foresta, chiuso in un parallelepipedo semitrasparente, con un secchio e uno straccio a strofinare un sangue che non si vede, perché il mondo non vuole vederlo, così come la guerra che ormai sembra virtuale, un mondo parallelo nella bolla mediatica.

Guerra Santa” è il titolo-provocazione della mostra che si svolge nell’Officina degli Artisti, scrigno di pensiero e di arte contro-corrente, a cura di Noemi Ballacchino e Manfredi Spagnoli, in un vicolo del centro storico più periferico che si schiude alla bellezza, per tre giorni, dal 9 all’11 maggio, inaugurata ieri.

Due saloni comunicanti in cui l’artista è riuscito a contenere la guerra, il suo dolore, il grido silenzioso dei volti senza sguardo che schermano le finestre come due grandi negativi fotografici, il video della performance “Palestina libera” proiettato su una parete di sfondo, e intrecci di lenzuola aggrovigliate, ridotte da luoghi leggeri del riposo e di accoglienza della vita a nodi induriti e inestricabili come le macerie di Gaza, le sue case sventrate dalle bombe, sudari di morte per migliaia di bambini. I loro vestitini sono appesi, ammassati in un frigorifero trasparente, come le centinaia di scarpe dei bambini che sono esposte ad Auschwitz per ricordare ai visitatori l’orrore senza senso della shoah.

Al centro, su un piedistallo, una piccola Pietà di Michelangelo, oscurata da un nero totale, negazione cromatica anche della misericordia dolente di cui la Pietà dovrebbe essere il simbolo.

E ininterrotto, nella cabina opaca, il lavoro di Foresta che continua a lavare la bandiera, una bandiera che non può dispiegarsi all’aria aperta perché il popolo che rappresenta non ha più casa, non ha più terra né nome, alienato dal mondo dall’indifferenza criminale di chi dice a parole “due popoli due Stati”, ma lascia macellare migliaia di innocenti senza dire una parola, senza una parvenza di sanzione, senza neppure una risoluzione ONU. Come se non si trattasse di esseri umani.

Su un altro piedistallo, al centro, un libro ingiallito dalle pagine sgualcite: “Il diritto alla vita” di Jack London.

Condividi Questo Articolo