La vita oltre la morte

Tonino Cala
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L’amore è donare quello che non si ha! L’amore non è possesso! L’amore è tutto! L’amore salva la vita! L’amore gratuito è il vero amore. I veri poeti creano versi d’amore e con l’amore si vince sempre.
Continuo a scrivere versi d’amore per sentirmi vivo e per sconfiggere la paura del morire, per dissacrare la morte, per redimermi dal peccato, desiderando un amore maturo che mi faccia vibrare l’anima e sappia scontare la morte vivendo; un amore che vivo in questa vita presente, un perenne sorriso d’amore! In questo tempo fuggevole che desidero vivere!

Da Hermann Hesse ho appreso che si nasce soli, si vive soli e si muore soli. Una questione filosofica letteraria ma per l’esistenza non è così. Quando si nasce c’è la madre, poi crescendo entrambi i genitori, poi i fratelli, i parenti, gli amici e tutti gli altri. Quando si muore ci possono essere anche gli altri.

Il punto non è questo. Nell’oscurità della notte mi giungeva notizia che erano morte tante persone che conoscevo, anche delle persone care e degli amici. Troppi erano quelli che erano morti. Per alcuni
non avevo versato delle lacrime perché stanco di piangere i miei lutti. Era la questione dei lutti!

La morte è parte integrante della vita e non è un ragionamento filosofico. La comprensione e l’accettazione emotiva e notturna della morte non è il ragionamento logico e razionale della vita diurna sulla morte.
Preferisco quelli che dichiarano la loro paura di morire che non quelli che negano la paura di morire perché l’inconscio dice altro rispetto alle dichiarazioni coscienti!

Mi viene in mente il compianto Fabrizio De André che affermava: “Nel momento in cui mi accorgerò
che sto per morire proverò un grande “cacazzo”, una grande paura!”.
Faccio notare che è sempre presente negli uomini il discorso del potere fallico perché l’uomo si sente “fallo” e pensa di non dovere morire mai! Forse le donne, che sono anche madri, accettano più facilmente l’idea di morire, come la madre terra che sic et nunc fa nascere e fa morire le sue creature.

Nei fatti, si muore comunque e la morte non ci chiede il permesso per poterci fare morire. “Si sa quando si nasce e non si sa quando si muore”.
In realtà, considerato che dobbiamo morire tutti, la vera questione è come si vive, la qualità della vita.

Hermann Hesse, e non solo lui, affermava: “la paura di morire non è altro che la paura di vivere!”.
Sembra una contraddizione logica ma non lo è. Hesse voleva dire che, se si pensa alla nostra morte, di cui non sappiamo nulla quando avverrà, perdiamo di vista la vita che viviamo! L’uomo, comunque, è attaccato alla vita e desidera vivere, per cui cerca sempre di esorcizzare e allontanare l’idea della morte, sperando di potere morire il più tardi possibile.
Pura e semplice convenienza! Non vedo una grande spiritualità dell’umano! Anche se l’idea della morte fa nascere nell’uomo la spiritualità!

Forse, molti esseri umani si aggrappano alla religione per scongiurare e allontanare il fatto ineluttabile che un giorno moriremo e che accadrà per tutti (‘a livella). Nel frattempo, nell’attesa del morire si potrebbe pensare al divertimento, all’umorismo, a fare qualche progetto significativo per la nostra vita, a vivere una esistenza dignitosa.
Molti preferiscono fare soldi o scelgono di fare la scalata sociale per realizzare la loro fama e la loro notorietà nel firmamento dell’universo per l’eternità. A ciascuno la propria illusione. Se ci pensiamo, la morte è giusta e ci fa tutti eguali, non risparmiando nessuno. Vivere per non morire. Vivere!


Tonino Calà

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