“Mare e deserto” l’incontro a cura della Migrantes diocesana con Ibrahima Lo

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In una sala della parrocchia S. Giuseppe, ristrutturata dal lavoro dei volontari, nel cuore del centro storico, Caltanissetta ha navigato sulle onde del Mediterraneo rivivendo, con alcuni protagonisti, l’esperienza della nave umanitaria Mare Jonio, che quest’anno nella sua ultima missione ha portato in salvo 180 migranti strappati alla morte in mare.

Mare e deserto” era il titolo dell’incontro, organizzato dalla Migrantes diocesana, diretta da Donatella D’Anna, che il viaggio con la Mare Jonio lo ha fatto in prima persona, e lo ha raccontato commentando un video che ha documentato quella esperienza, insieme ad un ospite di eccezione: Ibrahima Lo, scrittore, attivista per i diritti umani e assistente al Parlamento Europeo, anche lui sulla nave umanitaria, ritornato sul braccio di mare in cui era stato salvato, sette anni fa, insieme al volontario che lo aveva salvato.

Ibrahima Lo viene dal Senegal: è arrivato su un barcone attraversando il deserto del Sahara e passando per i lager della Libia. Arrivato come “minore non accompagnato”, ha attraversato l’Italia, fino a Venezia, dove ha studiato e lavorato contemporaneamente, per conquistare il permesso di soggiorno e continuare a lottare per realizzare il suo sogno: diventare un giornalista e poter raccontare ai ragazzi del suo Paese la realtà dei pericoli di chi affronta i viaggi della disperazione e non immagina la ferocia di un sistema che del traffico di esseri umani ha fatto la voce principale dei profitti criminali nel mondo.

Ha già pubblicato due libri: Pane e acqua e La mia voce, per fare della sua testimonianza la voce dei giovani africani che vogliono un futuro diverso, senza violenza, senza sfruttamento delle risorse del loro continente.

La sua storia ha ispirato il film “Io Capitano” di Matteo Garrone, e insieme al regista e ai ragazzi del cast lo scorso anno Ibrahima ha camminato sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia. Da anni gira le scuole, e lo ha fatto anche a Caltanissetta, confrontandosi e raccontando ai ragazzi la globalizzazione che attraversa le vite delle persone, a volte le stritola, a volte le fa scomparire sul fondo del Mediterraneo.

È nato con il millennio, Ibrahima, oggi ha quasi 24 anni e non ha più paura, la sua vita testimonia che un’altra storia può essere possibile, ma anche che è insopportabile il dolore di chi è riuscito a sopravvivere e invece di trovare salvezza si scontra con il razzismo, i respingimenti, le discriminazioni.

Donatella D’Anna ha ricordato il messaggio di Papa Francesco, le parole durissime del Papa contro il peccato mortale di respingere i migranti facendoli morire in mare, e insieme ad Ibrahima ha descritto l’odissea delle barche dei migranti, tra guardia costiera libica e guardia costiera italiana, con le navi umanitarie sempre più ridotte in condizione di non potere operare; e le fasi dei salvataggi in alto mare, con il lento avvicinamento dei soccorritori, per evitare il panico che può fare affondare le barche, le diverse fasi, tormentate, dei soccorsi, fino a quando i naufraghi riescono finalmente a salire sulla nave, salvi.

Gli scafisti non esistono!” hanno ribadito con forza entrambi. I professionisti dei viaggi dei migranti appartengono alla storia degli albanesi che vent’anni facevano la spola  a pagamento sull’Adriatico. Oggi nessuno rischierebbe di annegare insieme ai migranti, per mestiere. Si affida la guida del barcone ai più svegli, sapendo che le probabilità di arrivare vivi sono poche, e all’arrivo spesso il presunto “scafista” finisce in carcere e deve affrontare un processo, come Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana fuggita dal regime degli ayatollah e detenuta da quasi 10 mesi nelle carceri italiane con l’assurda accusa di essere una scafista.

Inter-azione non integrazione” è stato l’altro concetto-chiave ribadito da Ibrahima Lo: inter-azione significa pari dignità nello scambio di culture, rispetto reciproco su un piano orizzontale, accoglienza bilaterale e riconoscimento del valore di ciascuno, senza assorbire, senza fagocitare il “diverso” e cercare di neutralizzarlo.

Un incontro importante “Mare e deserto”, che ha seminato tante domande nel cuore di chi ha partecipato. Insieme ai giovani africani che erano presenti, ragazze ucraine e dell’Est europeo, con gli operatori dell‘associazione onlus “I Girasoli”: un mondo plurale, vicino alla nostra vita quotidiana, che non possiamo ignorare, che è ricchezza di culture da conoscere e condividere, che alimenta la speranza di farcela, tutti insieme.

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