Le 936 casse di preziosi reperti archeologici provenienti dal territorio di Gela non sono più tornate a casa. Il prof. Nuccio Mulè, appassionato cultore della storia locale, non si rassegna all’espropriazione, e ha scritto all’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato, chiedendo che il patrimonio culturale gelese ritorni al Museo della città.
Tra il 1999 e il 2001 le 936 casse hanno preso la strada di diversi musei. “Responsabile di questo inusitato trasferimento – dichiara il prof. Mulè – è stata l’allora direttrice, dottoressa Rosalba Panvini, che mai ne ha dato una qualsiasi motivazione. Stessa assenza di motivazione e in più il no alla restituzione del maltolto, sono arrivate davanti alle richieste ultime avanzate dalla senatrice Ketty Damante e da un’associazione locale, rivolte alla soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo e all’ex direttore del Parco Archeologico di Gela Luigi Gattuso”.
La città di Gela ha nella sua storia antica di epoca greca il patrimonio più importante della propria identità. Allestire il Museo cittadino, ancora in fase di ristrutturazione, con la magnificenza dei suoi reperti sarebbe un passaggio importante della costruzione di uno sviluppo sostenibile, dopo le devastazioni ambientali e culturali della presenza del petrolchimico.
“In seguito a questo e ad altri precedenti trasferimenti sono stati completamente annullati la storicizzazione dei reperti di Gela e in particolare il percorso e la funzione storico-didattica del nostro museo, ideato allo scopo di illustrare, oltre la storia della città, quella dei territori di pertinenza e di influenza politica di epoca ellenica. Questo trasferimento – sostiene il prof. Mulè – non è stato il solo, tant’è che si è in grado di elencare il depauperamento del locale patrimonio archeologico negli anni, addirittura a partire dai trasferimenti del 1971”.