Il “sistema” prescritto e l’ergastolo delle coscienze

fiorellafalci
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E così, avvolta dalla nebbia delle prescrizioni, evapora la più grande impostura che la Sicilia ha conosciuto negli ultimi 50 anni.

Il “sistema Montante”, già negato dalla sentenza di appello, si dissolve pezzo per pezzo con le prescrizioni che hanno liberato dai processi gli imputati “eccellenti”. Liberati dai processi ma non assolti dalle accuse.

Prescrizione significa soltanto che la verità non si saprà mai. La verità processuale, almeno.

Perché la verità dei fatti, dei mille compromessi, delle cointeressenze e delle sottomissioni interessate, rimane incisa nella coscienza di chi del “sistema” ha fatto parte e nella memoria di chi ha vissuto quegli anni, quando “gli Apostoli della legalità” (così li aveva santificati un ministro dell’Interno), imperversavano in tutta Italia come icona di una Sicilia nuova, liberata dalla morsa della mafia, capace di riscattarsi da secoli di sottosviluppo.

E invece non è cambiato niente. Nessuna “zona franca della legalità” ha prodotto sviluppo ed economia sana, nessun “protocollo di legalità” (se ne sono sottoscritti una montagna) ha cambiato le prassi amministrative e politiche. I beni confiscati alla mafia, su cui il “sistema” aveva messo le mani, sono ancora troppo spesso una pagina bianca della lotta per l’economia legale.

La mafia (intesa come sistema di potere illegale legato al potere legale a largo raggio, come mentalità di sopraffazione e di interessata sottomissione) aveva giocato al rialzo, con la hybris di ribaltare gli stereotipi, indossando la pelle dell’antimafia, spettacolarizzando l’impostura, come l’avrebbe definita Leonardo Sciascia, diventando in questo modo tanto clamorosa ed evidente che nessuno la vedeva più, così, sotto gli occhi di tutti.

Ed ora i tempi della “giustizia” stanno facendo giustizia del “sistema”, con l’astuzia felpata e feroce con cui il “Sistema” quello grande, quello eterno, muove le vicende pubbliche senza fare mai oltrepassare, a nessuno, la soglia della propria inviolabilità.

Il “meccanico di Serradifalco”, così lo chiamavano agli esordi i VIP che poi hanno “fatto sistema” con lui, lentamente si sta ricomprando le aziende sequestrate, con un classico metodo delle scatole cinesi, muovendo società collegate, familiari, ripulendole dalle ombre e dai debiti. Pronto per ricominciare.

Il suo destino futuro di imprenditore non ci riguarda. Ci interpella invece, inquietante, la scomparsa della verità, il richiudersi silenzioso delle acque sul Titanic affondato del “sistema” senza potere comprendere come si è sviluppato, chi ha veramente coinvolto, perché le istituzioni si sono lasciate contaminare.

La verità della storia va oltre le vicende dei processi. Serve a formare le coscienze, a produrre gli anticorpi sociali, a valutare il presente anche alla luce dell’esperienza del passato.

Una società senza verità è una democrazia senza difese, senza autonomia di pensiero e di giudizio. Su questo piano non valgono le prescrizioni: significano ergastoli per le coscienze.

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