La poesia di Tonino Calà

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di Carmelo Benfante Picogna

La raccolta poetica “M’illumino d’immenso” di Tonino Calà si presenta come un viaggio intimo e spirituale attraverso i temi dell’identità, della memoria, della giustizia sociale e della bellezza naturale. Il titolo, che richiama l’illuminazione lirica di Ungaretti, è qui rilanciato in senso personale, come segno di una tensione verso l’infinito e il significato più profondo delle cose.

Le poesie della raccolta si snodano in componimenti brevi ma intensi, dal linguaggio diretto, spesso colloquiale, mai manierato. I principali temi che emergono sono:

  • La natura e il paesaggio interiore – L’aranceto è una poesia contemplativa che trasforma la visione del paesaggio siciliano in un’esperienza quasi mistica, con la luna e il mare sullo sfondo. La terra, il silenzio, l’“eden degli aranci” diventano simboli di grazia e spiritualità.
  • L’amore come verità essenziale – In Sinapsi l’autore contrappone l’amore, nella sua forma più ampia (amicizia, affetto, passione), all’inganno e alla materialità del mondo. Si evidenzia la vocazione del poeta a vivere d’amore, in netta antitesi rispetto alla “pochezza materiale”.
  • L’identità di classe e la coerenza etica – Il proletario è una dichiarazione d’appartenenza esistenziale e politica. Calà rivendica con orgoglio la sua radice proletaria, criticando chi usa il linguaggio dell’impegno senza viverne la verità. È una poesia civile ma personale, che affonda nella memoria autobiografica.
  • Il limite e l’oltre – In Senso e controsenso si respira un tono più enigmatico, quasi surrealista. La vita e la morte sono trattate come esperienze attraversate con distacco, quasi con ironia, in una dimensione sospesa e rarefatta.
  • La memoria della Resistenza – La poesia Resistenza ha un impianto epico ed etico. Il ricordo dei caduti si unisce al dolore dei superstiti. L’autore rifiuta le narrazioni retoriche e rivendica la forza della testimonianza diretta, del volto segnato dalla guerra. La chiusa “pietà per tutti i morti: da una parte e dall’altra” mostra uno sguardo umanistico e pacificatore.

Il lessico di Calà è semplice, ma mai banale, connotato da un tono sincero e riflessivo. Le poesie sono costruite su versi liberi, spesso brevi e spezzati, con effetti di sospensione e sottinteso. L’uso della punteggiatura è parco, lasciando che il ritmo sia dato più dal respiro interiore che da una metrica rigida.

Una cifra stilistica ricorrente è l’antitesi: amore e materialismo, apparenza e verità, memoria e oblio. L’autore ama definire per contrasto, come nella poesia “Il proletario”, dove l’identità si costruisce in opposizione ai falsi compagni.

M’illumino d’immenso” è una raccolta coerente e sentita, in cui il vissuto personale diventa parola universale. Non vi è mai compiacimento estetico, ma un’urgenza comunicativa, una ricerca di verità umana e civile. Si tratta di una poesia radicata, onesta, che non alza la voce, ma lascia spazio alla contemplazione e al pensiero critico. Le immagini del paesaggio siciliano, le riflessioni sull’identità proletaria, l’amore come principio guida: tutto contribuisce a costruire un ritratto autentico di un poeta che ha ancora qualcosa da dire, e lo fa con misura e profondità.

La raccolta “Canti dell’Alba” di Tonino Calà è un’opera poetica densa, stratificata, a tratti visionaria, che si offre al lettore come un mosaico di emozioni, esperienze, pensieri e slanci lirici.

Si tratta di un viaggio esistenziale, politico e spirituale che attraversa la storia personale dell’autore intrecciandola con la memoria collettiva, il paesaggio umano e naturale della Sicilia, l’impegno civile e il mistero del vivere.

Il libro si apre con una presentazione critica di Giuseppe Martella, che coglie con finezza il nucleo poetico della raccolta: la poesia come luogo di “stupore” tra due scosse, il rifiuto del reale nella sua crudezza e il suo ineluttabile ritorno. Tonino Calà viene qui descritto come un testimone della soglia, colui che osserva e dà forma al flusso caotico dell’esistenza, per renderlo esperienza condivisa.

Segue una nota autobiografica dell’autore, toccante e lucida, in cui spiega la nascita del suo amore per la poesia: dalla scoperta scolastica grazie a un insegnante illuminato, alla sua funzione terapeutica durante l’adolescenza, fino alla scelta consapevole della poesia come mezzo più essenziale e veritiero di espressione interiore.

Molte poesie rievocano ricordi, atmosfere familiari, momenti della giovinezza e della vita quotidiana siciliana. “L’Eden dell’infanzia, “In agosto, “Come una quercia, “Palermo, “Messina, sono attraversate da nostalgia, ma anche dalla consapevolezza di una perdita inevitabile, della necessità di entrare nella “storia” lasciando il paradiso perduto.

Calà non teme di affondare la penna nella ferita storica e civile. Poesie come “Paolo (dedicata a Paolo Borsellino), “Aldo Moro, “L’esame, “Poesia dell’abbandono, “Patria sconosciuta, “Non possiamo, “Quando muore un uomo rivelano un forte senso critico verso le ingiustizie del mondo e la responsabilità etica dell’intellettuale. La denuncia è sempre accompagnata da empatia umana e da una pietas mai retorica. Altro tema ricorrente è quello dell’amore. Un amore esistenziale, spesso perduto, tradito o idealizzato, attraversa molte liriche: “Amore andato, “Rime d’amore, “Non saprei dire altro, “Sabina Spielrein, “Rossana.

Le relazioni diventano simboli di tensioni più ampie, tra desiderio e perdita si affaccia un pensiero filosofico e visionario: l’autore si interroga sul senso dell’esistenza, sul nulla, sull’aldilà, sulla solitudine ontologica dell’essere umano. Spiccano “Vita eterna, “Spermaticos, “Un aldilà estinto, “Psiche: mi hai dato la vita, “Essere, “Vanità, poesie che uniscono lo slancio poetico alla riflessione esistenziale, in un linguaggio a tratti rarefatto, visionario, talvolta mistico.

Il linguaggio poetico di Calà è intenso, diretto, spesso ellittico, con frequente uso di versi spezzati, enjambement, metafore audaci. Non indulge in orpelli o sperimentalismi fini a sé stessi: la sua parola è limpida, secca quando deve esserlo, a tratti scarna, ma capace di vibrare nei punti di massima intensità emotiva. L’alternanza di registri – lirico, narrativo, civile, onirico, esistenziale – rende la raccolta variegata e mai monocorde. L’autore ha una grande capacità di introspezione, ma sa anche guardare fuori di sé, rendendo la sua poesia profondamente umana e comunicativa. Alcuni motivi simbolici attraversano l’intera raccolta:

  • L’alba come risveglio dell’essere, apertura alla consapevolezza (non a caso nel titolo);
  • Il vento, il mare, la luce, la luna come elementi che si fanno specchio dell’anima;
  • Le mani, gli occhi, il corpo come metonimie dell’amore e del dolore;
  • La città, i vicoli, le periferie come luoghi dell’abbandono e dell’identità.

Canti dell’alba” è una raccolta di forte spessore poetico e umano. Tonino Calà dimostra una maturità stilistica e tematica rara, coniugando sapienza lirica e partecipazione etica. È una poesia colta, ma non elitaria; profondamente personale, ma capace di parlare al lettore con sincerità e intensità. Si tratta di una raccolta matura, complessa e appassionata, che non si lascia leggere tutta d’un fiato, ma che invita alla rilettura, alla riflessione, all’ascolto lento.

In un tempo spesso frettoloso e superficiale, questa voce poetica si staglia come un canto sommesso e resistente, che cerca verità, bellezza e giustizia nell’oscurità dell’alba.

Carmelo Benfante Picogna

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