Guido Chiarelli, studioso, pioniere, filosofo e artista della pubblica illuminazione. Un caltanissettese a Torino

Calogero Ariosto
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Et fiat lux”. Questa frase biblica (Genesi I, 3) viene accostata al primo atto compiuto da Dio subito dopo la creazione del cielo e della terra, quando ordinò che fosse fatta la luce sulla faccia dell’abisso dominato dalle tenebre.

Talora scherzosamente, a volte con uso figurativo, la locuzione viene utilizzata per descrive occasioni e situazioni particolari.

Senza volere confondere il sacro con il profano tracce di un analogo atto in tempi di molto più vicini a noi, all’alba del XX secolo, possono rinvenirsi nell’opera non divina ma del tutto umana di un caltanissettese di nascita, Guido Chiarelli.

Nato a Caltanissetta nel 1902 da Angelo Chiarelli e Concetta Sanfilippo, primo di quattro figli, dopo le scuole regolari viene mandato presso l’Università di Palermo, nel 1921. Così desidera il padre che lo vuole ingegnere minerario nell’allora capitale mondiale dello zolfo.

Nel corso degli studi la sua famiglia si trasferisce a Torino. Guido decide di completare gli studi presso il rinomato Politecnico piemontese, dove si laurea nel 1927, seguendo il corso di ingegneria elettrotecnica. Si distingue per l’intelligenza che mostra sul campo.

Nel nuovo contesto voluto dal Regime che tende a creare l’Italiano Nuovo in una Italia fascista che ambisce a rivaleggiare con le più grandi nazioni d’Europa, viene notato dalle articolazioni della pubblica amministrazione. Così a partire dal 1928 viene assunto dal Comune di Torino dove lavorerà per quarant’anni, rivestendo ruoli tecnici apicali.

Dal 1956 al 1968 ricopre l’incarico di Ingegnere Capo Divisioni del Municipio di Torino. Durante la lunga carriera si occuperà di impianti elettrici interni, termici, gasdotti, orologi, anche di semafori.

Negli anni Cinquanta del Novecento progetta una colonnina luminosa segnaletica da posizionarsi alle fermate dei tram. Alcune resistono ancora oggi.

Il suo nome però resta legato soprattutto all’illuminazione pubblica per le innovazioni da lui apportate agli impianti della città di Torino, dove condurrà una vera e propria rivoluzione “luminosa”.

Un ruolo molto significativo sarà quello svolto durante le celebrazioni dell’Expò “Italia’ 61”, per i cento anni della unità di Italia, dove per la prima volta l’illuminazione pubblica trova un risvolto artistico. Particolarmente suggestiva, ad esempio, sarà l’illuminazione notturna del Parco del Valentino e quella della Mole Antonelliana su modello della Tour Eiffel.

Nel 1958 viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. Non si da sosta. E’ sempre durante le celebrazioni di “Italia ’61” che – all’interno della rassegna – Chiarelli immagina e realizza strutture mai viste prima. Studia nuovi impianti non solo funzionali, ma anche esteticamente rilevanti che sanno di arte e di design, alcuni anticipatori dello spirito nuovo di cui, in altra forma adeguata all’impeto degli anni Sessanta, Andy Wharol si farà capostipite.

Sa letteralmente mettere la luce al servizio del bello. Celebri rimangono le sue illuminazioni artistiche di fontane, palazzi e monumenti storici, tanto da essere ricordato come “il poeta della luce”. Riesce a fare riassegnare alla prima capitale d’Italia il titolo di “ville lumière” conteso, per altre ragioni, con Parigi.

Famoso il risvolto artistico di Chiarelli ampiamente dimostrato dalle illuminazioni di cui, in varie sedi e in varie forme, viene dotata la città dei primi re d’Italia. Le opere al Parco del Valentino attirano oltre quattro milioni di visitatori. Un record nel settore.

Nella stessa occasione realizza il progetto di illuminazione della Mole Antonelliana, al termine dei lavori per la ricostruzione della guglia. Un lavoro immane che pochi avrebbero immaginato.

Arrivano i riconoscimenti. Nel 1965 gli è assegnata l’alta onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica Italiana. Lui comunque rimane sempre fedele a sé stesso, continuando nella sua opera, anche innovatrice, sino alle soglie della sua dipartita che avviene all’età di ottanta anni, nel 1982, nella città che lo ha accolto.

Nel 2011, durante i festeggiamenti per il 150° anniversario della Unità di Italia, la sua opera viene ricordata a Torino con tre performance. Gli artistici cartelloni ispirati a Chiarelli trovano sede in Piazza Carignano, al Nuovo Lingotto e alle Officine Grandi Riparazioni, dove viene declamata al pubblico la poesia Il Giardino Incantato a lui dedicata.

Ad Agliè un borgo della cintura torinese, il nove giugno del 2012, in occasione dell’assegnazione dei premi del concorso letterario Il Meleto di Guido Gozzano, Guido Chiarelli viene ricordato con un secondo componimento poetico An Evening Sky, relativo alle opere d’arte di illuminazione da lui realizzate.

Il tre luglio 2019, nel Parco del Valentino ha luogo, in presenza delle autorità cittadine, la cerimonia di posa di una Targa commemorativa per l’opera svolta da Guido Chiarelli dal 1928 al 1968 per Comune di Torino.

Il quattro gennaio del 2021, alla presenza della figlia Lidia, viene data sede a una nuova Targa commemorativa posta all’ingresso del giardino roccioso al Valentino.

Nel 120° anniversario della nascita, in onore del pioniere della illuminazione pubblica viene allestita una grande mostra di opere realizzate da oltre settanta artisti dal titolo “Luci per la città”.

Una rassegna nata dal ritrovamento casuale in una polverosa soffitta di una vecchia valigetta, una “ventiquattrore” di un modello che andava di moda nei primi anni Cinquanta del Novecento, rinvenuta dalla figlia dell’ingegnere-artista di origine nissena. Una volta aperta ha riportato alla luce numerosi documenti e un ampio materiale fotografico sugli impianti di illuminazione realizzati.

Una mostra controcorrente con cui, secondo “l’epoca di Chiarelli”, si è voluto con intelligenza ricusare il (falso) sentimento populista e demagogico, che predica la riduzione dell’illuminazione pubblica.

L’opera di Guido Chiarelli si mostrerà sempre come preconizzante un’era nuova, forse da lui non immaginata, rivolgendo un inconsapevole appello a uscire temporalmente dalle nuove e, per questo più insidiose, oscurità, anche culturali, invitando a(ri)ivolgere uno sguardo al passato e a (ri)percorrere gli ultimi decenni della storia della illuminazione delle città, come segno di una necessaria e utile modernità, in sicurezza, senza demòni e senza dèmoni.

Diverse le pubblicazioni di settore lasciate da Chiarelli e di cui la Regione Piemonte ha creato un apposito archivio.

A Caltanissetta, dal 28 dicembre del 2023 una Targa commemorativa lo ricorda nella via Narese, al 27, dove visse fino al 1922 mentre è in corso l’iter burocratico per la intitolazione di una via nella sua città natale.

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