Caltanissettese. Scienziato del diritto. Alto Magistrato a cavallo di due Stati.
Nella celebrazione del 25 aprile ne vogliamo ricordare l’importanza evidenziata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un discorso tenuto nel 2015 per il settantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. Nell’occasione la massima carica dello Stato volle sottolineare come questa ricorrenza vada considerata come un punto di connessione della storia del nostro popolo, dove convincimenti e sentimenti “proprio perché nobili, non devono portare a confondere le cause, né a cristallizzare le divisioni di allora tra gli italiani”.
Sotto questa lente vanno lette le righe che seguono su un caltanissettese protagonista di una vita e di una vicenda sintomatica delle contraddizioni che contrassegnano la nostra storia.
Luigi Paolo Alcibiade Oggioni nasce a Caltanissetta il 20 marzo del 1892. Le origini familiari non sono siciliane. I genitori, Carlo e Ida Bellorini, sono entrambi comaschi. Nasce in una famiglia benestante. Viene educato in un ambiente colto. Si dedica agli studi con successo. Abbraccia le scienze giuridiche. Diviene magistrato.
Vive il proprio tempo. Si trova quindi pienamente inserito nei gangli del sistema giuridico del Regime Fascista. Percorre con successo e con merito, visto l’allora rigido sistema delle promozioni, tutti gradi della carriera dell’ordinamento giudiziario fino ad occuparne i ranghi più alti. Anzi di massimo vertice. E qui inizia la storia delle singolarità e delle contraddizioni (da superare) sottintese nel discorso del Presidente Mattarella.
Oggioni pur appartenente alla magistratura ordinaria si trova all’interno della organizzazione statuale del Regime. Ha prestato giuramento allo stesso. Vive il periodo di stravolgimento e di incertezza all’indomani dell’8 settembre del 1943. Non può conoscere, come tanti altri italiani, cosa verrà dopo. E’ così che l’eccellente giurista e alto magistrato Oggioni assume le funzioni di Procuratore Generale nella Repubblica di Salò, seguendone gli ideali e le coerenze giuridiche contingenti.
Gli avvenimenti successivi sono oggi da tutti conosciuti.
Mussolini e la sua Repubblica vengono abbattuti e il 25 aprile del 1945 il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia delibera l’insurrezione generale decretando la fine del nazifascismo. Con il successivo referendum del due giugno del 1946 nasce la Repubblica Italiana. Un’altra entità statuale. Un altro ordinamento. Un’altra amministrazione.
Nonostante la celebre frase di Winston Churcill “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”, bisogna ricostruire il nuovo Stato. E va ricostruito con quelle che oggi vengono chiamate risorse umane che sono a disposizione e cioè con il medesimo personale – magari il meno compromesso – che ha amministrato il precedente regime.
E’ così che i ranghi burocratici e dirigenziali facenti parte della precedente amministrazione transitano nella nuova, prestando un nuovo giuramento, assumendo un altro credo politico. All’insegna di questo nuovo ordine e di questa necessità molti vecchi alti funzionari andranno ad occupare posti di rilievo nella nuova organizzazione dello Stato. Luigi Oggioni sarà uno di questi.
Prende posto, o meglio conserva le funzioni, nel nuovo ordinamento giudiziario, secondo le norme varate nella nuova Costituzione Italiana. E’ un cittadino esemplare e un magistrato di alto ruolo. Le sue competenze e certamente le sue pregresse relazioni lo portano a diventare Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione dal 6 ottobre 1959 al 20 marzo 1962.
Il 13 marzo 1963 è insignito l’alta onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Ma tale riconoscimento è niente rispetto alla nomina a Giudice della Corte Costituzionale conferita dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, prestando giuramento il 29 settembre 1966.
La carriera all’interno della Alta Corte non si ferma qui. Il 15 luglio del 1975 è nominato vicepresidente della Corte dal presidente Francesco Paolo Bonifacio. Carica che manterrà sino alla sua messa a riposo nel 1978. L’esperienza del caltanissettese di nascita Luigi Oggioni non sarà però la sola.
E’ un dato storico e dalla comune esperienza accettato che – a parte il governo politico della nuova Repubblica – le strutture di controllo della nuova Italia rimarranno in mano a molti protagonisti del vecchio regime. Vincenzo Aula, che fece condannare Pertini e Parri durante il Fascismo, sarà nel nuovo sistema, Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione mentre Carlo Alliney, componente del Tribunale della Razza, diverrà anche lui Giudice di Cassazione, così come il Presidente dello stesso Tribunale, Gaetano Azzariti, diverrà Presidente della Corte Costituzionale.
A molti sovverrà che siamo nel paese dei Gattopardi ma va osservato che era oggettiva necessità del nuovo Stato avere bisogno delle competenze e delle esperienze maturate dai quadri dirigenziali precedenti. Per fortuna il sistema politico della cosiddetta Prima Repubblica, nel bene e nel male, assicurerà le coordinate politiche democratiche, distogliendo ogni pericolo di rimpianto da parte di questo personale ”transitorio e transitato”.
Un illustre giurista come il senatore socialista avvocato Giuliano Vassalli, Ministro di Grazia Giustizia negli Ottanta del Novecento, poi Giudice della Corte Costituzionale dal 1991 al 2000, arriverà comunque a chiedere ironicamente l’urgenza di configurare un delitto di «partecipazione alla Resistenza» in modo da consentire ai partigiani di godere dell’amnistia.
Il nostro caltanissettese, quasi sconosciuto in città, si dimostrerà in ogni caso di grande fede democratica, esercitando con zelo e precisione le sue alte funzioni. Così come molti suoi contemporanei.
Cesserà di vivere in Roma il 22 dicembre del 1979.


