Nell’attuale era retta dalla “globalizzazione”, risultato dei periodici forum tra le élite economico-politiche mondiali (Davos docet), con apertura massima di economie e frontiere, le realtà locali subiscono una oggettiva retrocessione, non solo economica ma anche culturale.
E’ sotto gli occhi di tutti come territori una volta fiorenti oggi siano ridotti a poco più che residenze-dormitorio, con una economia asfittica guidata – dalle nostre parti – da uffici governativi non sempre all’altezza dei tempi nuovi. Tra queste realtà un posto di rilievo “gode” il luogo in cui viviamo. Ma non è stato sempre così.
Nell’Ottocento – sotto la statualità dei Borboni – Caltanissetta ebbe a beneficiare di uno straordinario sviluppo grazie alla riforma amministrativa del 1817 con cui veniva elevata a città Capovalle. La conseguente crescita troverà seguito anche sotto il governo sabaudo.
Nonostante la conquista regia e “la felice annessione” (lapsus sfuggito a Chevalley nel colloquio con don Fabrizio Salina, protagonista del Gattopardo) non si verificano scosse e fratture. Grazie a una classe dirigente locale (in primis gli incarichi ministeriali di Filippo Cordova) – divenuta iniziale cardine di quella nazionale – il sistema amministrativo, legislativo e giuridico borbonico si integra con quello sabaudo.
Caltanissetta prosegue nel suo cammino verso una modernizzazione che registra una crescita demografica del 69%, dovuta anche all’impulso dell’industria estrattiva dello zolfo. Tutto questo comporta un fermento culturale che dà luogo a una vasta produzione letteraria e giornalistica animata da celebri cronisti locali.
Uno di essi è senza dubbio Michele Alesso. I suoi natali caltanissettesi risalgono al 6 maggio 1868. Il padre – omonimo – è un chimico farmacista, la madre è Rosa Lanza. Compiuti gli studi liceali si dedica agli studi di notariato presso l’università di Palermo.
Consegue però anche la laurea in pedagogia sempre nell’ateneo palermitano. Quest’ultimo dottorato lo mostra votato allo studio della storia, in special modo a quella locale, raccogliendo e catalogando notizie e avvenimenti, seguendo gli insegnamenti di Giuseppe Pitrè di cui diventa discepolo.
E’ grazie al suo lavoro (unito a quello di altri storici locali) che oggi Caltanissetta può vantare una storia documentata, con cronache e resoconti dei suoi avvenimenti più importanti.
Nel 1890 Alesso fonda la rivista di scienze e politica “L’Elleboro”. Vi scriveranno letterati e protagonisti della vita locale come Francesco Pulci, Biagio Punturo, Giovanni Mulè Bertolo.
La sua attività di cronista e letterato si traduce in moltissime opere come “Ricordo della processione del Giovedì Santo in Caltanissetta” édita nel 1892 e ripubblicata nel 1903 con una edizione illustrata dal titolo “Il Giovedì Santo in Caltanissetta nei costumi, tradizioni e leggende popolari”.
Per la didattica pubblica nel 1901 “Sunti storici per le scuole elementari” e prima ancora, nel 1894, “I fattori dell’educazione”.
Sono del 1907 le opere basilari per la storia nissena come gli scritti “Storie e leggende” e “I nostri monumenti”.
Si deve a Michele Alesso la fondazione, sempre nel 1907, della prima società di studi locali e patriottici la “Società pro Nissa”, di cui rimane il suo discorso inaugurale dove illustra la necessità “dello studio per le memorie patrie, per la conservazione degli avanzi di antichità e di opere d’arte di Caltanissetta e propugnare gli interventi cittadini”.
L’anno appresso, nel 1908, consegue il diploma di Direttore Didattico. Nell’aprile dello stesso anno è chiamato a far parte della Commissione Provinciale per la tutela dei monumenti e degli oggetti d’arte e delle antichità, divenendone poi anima e assumendo la veste di Segretario. Un Soprintendente ai Beni Culturali ante litteram.
Altro incarico prestigioso nel 1909, quando assume le funzioni di giurato nella Commissione Giudicatrice “ai posti di Maestro del Consiglio Provinciale Scolastico”, nonché membro della relativa Commissione Disciplinare.
Non mancano i riconoscimenti onorifici. Nel 1913 viene insignito della medaglia di bronzo “per l’opera costante ed efficace spiegata a pro l’istruzione elementare”. Due anni dopo, nel 1915, riceve l’encomio dal Regio Provveditore agli Studi “per la raccolta delle epigrafi esistenti in questa città”. Altro encomio nel 1917 lo riceve dal Presidente del Patronato Scolastico e del Governo “per l’opera prestata in favore dei figli dei richiamati”.
Michele Alesso, con una visione moderna, non si ferma alla sua città capoluogo ma studia gli eventi e le tradizioni del territorio provinciale dell’epoca ed ecco le pubblicazioni di “Escursione archeologica a Pietraperzia”; “Il Castello di Pietraperzia”, “Sommossa popolare a Santa Caterina Villaermosa”.
Importanti per la storia del capoluogo rimangono “Il Carnevale di Caltanissetta” dove si illustrano le maschere nissene di “U nannu e a nanna” (il nonno e la nonna) e quella più regionale di Peppe Nappa (un pulcinella siciliano) e una magistrale “Illustrazione dello stemma di Caltanissetta”, in cui vengono indicate le simbologie dell’emblema triturrito, in oro su campo rosso, sormontato da una corona araldica, con una spada impugnata da una mano affiorante dai merli del torrione di sinistra e una testa di guerriero con l’elmo e la visiera alzata comparente sulla torre di destra.
Dopo la abolizione delle Corporazioni religiose sostiene la creazione di un museo civico e di una pinacoteca dove conservare le opere d’arte provenienti dalle compagnie soppresse “per fare abbastanza apprezzare i tesori artistici e storici della città nostra”.
Michele Alesso si rivelerà uno scrupoloso studioso delle fonti autentiche, consultando e studiando con animo critico gli scritti degli storici locali che lo hanno preceduto e dei suoi contemporanei, promuovendo “la risurrezione erudita (che) porta seco il ristauro delle idee patriottiche e oltre a rinnovare il passato, mira a rinnovare l’avvenire”.
E’ tra i fondatori della rivista “Sicania”, mensile letterario di cui diventerà direttore. Sotto la sua guida “Sicania” diffonderà argomenti di archeologia, storia, folklore catturando l’interesse di Pitrè che vi pubblicherà molti suoi scritti.
Il giornalismo di Michele Alesso trova sede in molti periodici del tempo. Scrive per “La Bilancia”, “L’Avvenire” (da non confondere con l’organo di stampa della CEI) “L’eco del Popolo”, “L’Aurora”. Il suo è un giornalismo di narrazione, di esame, di indagine, di osservazione e spiegazione del rapporto tra conoscenze, classificazioni, catalogazioni e la vita sociale e culturale a lui antecedente e a lui contemporanea.
Alcuni – a posteriori – hanno ritenuto questo giornalismo post-unitario, non solo di Alesso ma anche dei suoi coevi, viziato da un “conformismo governativo”. Quello che rimane è però un quadro contemporaneo e veritiero dell’epoca, un affresco completo e autentico, senza cui non avremmo contezza di un passato illustre riguardante la nostra realtà locale.
Michele Alesso si spegne a Palermo il 24 settembre del 1922. La sua salma verrà portata dalla famiglia a Caltanissetta. Di lui rimane un ritratto conservato presso la galleria della Biblioteca Scarabelli.

